Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
2 STORIAFlessia, pur console, morì colpito da una pietra scagliata, non si sa bene se a caso o con mala volontà.
L'anno dopo le due famiglie dei Venti e dei Voha, seguite dalle loro parti, insanguinavano la piazza di S. Lorenzo e di Santa Maria delle Vigne; P autorità dei consoli venuta meno in mezzo a tanti conflitti, inabile a reprimere, era impotente a punire; la dignità stessa del consolato, agognata e contesa fra gli ambiziosi, era divenuta cagione precipua di scandali nuovi ed esca alle discordie. Alcune altre città d'Italia, agitate dalla medesima sventura, aveano creduto trovarvi un rimedio, togliendo il potere esecutivo ai consoli, e confidandolo ad un podestà eletto nella persona d'un Italiano straniero alla città, affinchè le parti o la parentela non pregiudicassero all' integrità dei giudizi (1490). I savi e gli uomini più influenti nelle cose del governo, consigliatisi fra loro, proposero in senato si provvedesse al riparo dei mali cittadini, creando a somiglianza degli altri Comuni un potestà.
La proposta, come nuova e d'esito dubbio, incontrò sul principio grave opposizione: si temeva che il confidare una autorità cosi estesa ad uno straniero ( poiché in quei tempi gli Italiani si chiamavano cosi tra loro ), non avesse a nuocere alla libertà della repubblica; e d' altra parte non si attentavano a fare una mutazione cosi rilevante negli ordini dello Stato, essendo una parte così ragguardevole di cittadini lontana in terra santa. Ma le circostanze imperiose, e il non averne un migliore a proporre, fecero finalmente accettare il partito. Manegoldo del Tetoccio, gentiluomo Bresciano, fu creato primo podestà di Genova. L'elezione era affidata a trenta cittadini scelti dal Consiglio; l'eletto doveva dopo la notizia nello spazio di quattro giorni accettare o rifiutare. Nel primo caso il podestà accompagnato da due giudici assessori, che lo rimpiazzavano in caso di lontananza, e da un seguito di ufficiali conveniente al suo grado, senza parente di sorta veniva nella città che lo avea eletto. Erano le sue attribuzioni, giudicare sugli affari criminali, sorvegliare alla polizia della città, comandare alle spedizioni armate in luogo dei consoli ; alla fine dell' anno, resoconto del modo con cui avea usato dei poteri conferitigli, seguito da tutti i suoi, abbandonava la città.
Siccome la venerazione negli uomini nasce dall' abitudine, così la nuova autorità non avea potuto conciliarsi tanto rispetto, da far tacere per l'awe-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (76/637)
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