Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA ' 67
giunto il tempo per quest' ultimo di mantenere le grandissime promesse fatte, i capi della flotta si presentarono dinanzi ad esso a questo oggetto. l'imperatore dapprima cercò schermirsi con parole, poi, insistendo i Genovesi , ricusò apertamente minacciandoli, ove facessero qualche tentativo in contrario, di proibire la loro navigazione e di distruggerne la città. Cosi dopo tante spese gittate e tante fatiche sofferte impararono i Genovesi quante sia vantaggiosa ai deboli 1' amicizia dei potenti ; i quali poiché t' hanno osato come istrumento alla ruina degli altri, o ti opprimono o ti dispregiano.
1 Pisani furono retribuiti ugualmente; poiché della metà di Palermo e della Corsica in feudo, come era stato loro promesso, si doverono contentare di qpest' ultima.
Imbaldanziti questi per P offese recate impunemente ai loro rivali, seguitarono ad ingiuriarli nel ritorno ; e fatto da alcuni dei loro pirati riedificare il Castello di Bonifacio, di là intraprendevano di continuo le navi e manomettevano i mercadanti genovesi. Alcuni reclami edv.un accordo tentato a Lerici non ebbero alcun risultato; i cittadini in cui le discordie passate aveano distrutta P antica energia, non sembravano disposti a vendicare tante ingiurie. Onde tre giovani, meritevoli che il loro nome passi alla posterità, Ingone Longhi, Enrico Camardino e Ottone Polpo, quantunque privati, risoluti di rialzare P abbattuta dignità della loro patria, armarono a proprie spese tre navi, le provvidero di marinai e di soldati, e navigando in Corsica presero dopo due giorni d'assalto Bonifacio. La generosità di questa impresa scosse finalmente i cittadini dal loro letargo: furono creati otto rettori i quali dividessero il comando col potestà, si allestirono navi, si mandarono soccorsi al Castello che minacciava già di ricadere in mano dei Pisani.
A Lerici per opera di Pandolfo cardinale, spedito a quest' uopo da papa Celestino, si riaprirono trattative di pace, le quali fallirono per le malizie pisane, come son soliti dire gli annalisti genovesi; ma in fatti per le intemperanze scambievoli.
Una flotta numerosa (1196) sotto gli ordini di Drudo Marcellino potestà salpò allora per la Corsica. Le navi pisane minori in numero si ritrassero; lo stesso fece Guglielmo marchese di Cagliari, il quale avea tentato di difendere quel giudicato con una mano di Sardi e Catalani ; poi giunte altre navi in soccorso, il Marchese fu rotto, la terra di S. Igia presa, e in parte distrutta, Bonifacio afforzato più gagliardamente. Questi prov-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (81/637)
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