Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
68 STORIAvedimenti furono all' uopo, perchè poco dopo la partenza della flotta giungeva sotto Bonifacio un* armata nemica forte d' uomini e di navi. Drizzale le macchine, il Castello fu combattuto a lungo e ferocemente, ma senza frutto, finché la flotta genovese, forte di diciassette galere, comparsa in vista, sparse il terrore negli assedianti, che lasciate le macchine in balìa degli avversari si ritirarono; poi coi soccorsi loro pervenuti, cresciuto il numero delle navi fino a diciannove, ebbero uno scontro con le diciassette genovesi con dubbio successo da ambe le parti. La limitazione di questo lavoro e i fatti di per se stessi poco interessanti non permettendoci di tener dietro passo a passo alla minuta lotta delle due repubbliche, seguiteremo a narrare quei fatti che maggiormente si collegano con F andamento generale della storia, e che ci sembrano meriteyoli di maggiore attenzione.
I Pisani, profittando di alcuni motivi di malcontento dei popoli della Lu-nigiana vassalli a Genova, unitisi ad essi e stimolatili, assaltarono per mare e per terra Portovenere. Alberto di Mandello allora potestà (1198) e gli altri del Governo non tardarono al riparo : furono mandati soccorsi di navi e di soldati ; gF insorti e i confederati, forzati nel campo, e rimasti molti di loro prigionieri, perderono il castello di Visigna, onde, costretti nuovamente a sottomettersi, ottennero il perdono. Un altro fatto più rilevante fu l'impresa di Siracusa.
Abbiamo veduto come tante speranze e tanti sacrifizii per il possesso di questa città erano andati falliti, a cagione della mala fede imperiale. In un medesimo anno (1197) papa Celestino e Enrico VI erano morti; al primo era successo Innocenzo III in età di trentasette anni, d'indole piuttosto ostinata che ferma, e sostenitore accanilo dei privilegi ecclesiastici. Federigo II ancor giovanetto avea ereditato dal padre Enrico più le ragioni, che l'impero sulla Germania e sull'Italia. Il regno di Sicilia obbediva in parte al papa, come a tutore del piccolo Federigo, in parte a Marcovaldo generale tedesco proposto da Enrico alla custodia del continente contro la rapacità di Roma. Ma l'autorità del pontefice, non sorretta dalla forza materiale, era debole; quella del tedesco odiata: onde i popoli si reggevano con le consuetudini e con magistrati municipali.
I Pisani, usando della circostanza, aveano occupata la città di Siracusa e cacciali, oltre il vescovo ed i canonici, tutti coloro che gli si erano opposti. Questo fatto spiacque grandemente ai Genovesi, i quali, frenati appena
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (82/637)
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