Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
78 STORIAma non poterono superare il fuoco greco e la ferocia dei difensori. Il giorno seguente fu dei Genovesi ; le navi tratte fuori dal Nilo e trascinate per il lungo tratto di terreno che si stende tra il fiume e la città, furono varate nel fosso di questa, e ancorate solidamente sotto le mura, affinchè aiutassero 1' impresa. Appoggiate le scale, salivano coraggiosi : da una delle più grosse galere, un ponte mobile simile a quello usato nell' assedio di Gerusalemme era gittalo sul muro. Ma gli assediati combattevano con valore disperato ; il fuoco greco si versava a torrenti sugli assalitori, nè l'aceto con cui si sforzavano spegnerlo, valeva : una pioggia di sassi e di freccio H tempestava di continuo; già molti erano morti, gli altri minacciava una estrema sorte, quando la notte sopravvegnente pose fine al combattere, e i prodi guerrieri genovesi ebbero agio di ritrarsi agli alloggiamenti.
I tentativi fatti nei giorni successivi ebbero un egual risultato. Di più il sultano di Damasco che campeggiava vicino ai crociati, assaltato il campo, diminuiva maggiormente 1' esercito già stremo di soldati. Ma dopo questa ultima prova, temendo, a cagione delle acque del Nilo cresciute poco in quell'anno, di carestia, il sultano nell'abbandonar l'Egitto mandò offrendo la cessione di Gerusalemme ed altre condizioni vantaggiosissime, se i Cristiani si partissero da Damiata. Ai vogliosi della pace a tali patti, si opposero il legato pontificio e gli altri Italiani: imperocché dicevano fosse stoltezza il cambiare una città fortissima ricinta da un terreno il più fecondo della terra col regno di Gerusalemme sterile e mal sicuro, come esposto di continuo alle scorrerie mussulmane. In conseguenza di questa risoluzione il blocco fu ristretto ; la fame e la peste cresciuta, e la partenza di Mele-dino sultano, che mosso dalle ragioni summentovate sgombrò con le truppe, costrinsero la città ad arrendersi.
La notizia della presa di Damiata giunta in Genova per mezzo delle lettere del legato pontifìcio, vi produsse una esultanza straordinaria. Si radunò il gran parlamento al suono della campana del Comune; il podestà, accompagnato dagli otto rettori, lesse al popolo plaudente i documenti che attestavano il valore spiegato in questa circostanza dai Genovesi, non dissimili dai loro maggiori (1220). Dopo questi trionfi, la discordia e la mollezza , rovina delle crociate passate, condussero a cattivo termine anche questa quinta. I soldati attendevano ai divertimenti e alle lascivie : i capi si disputavano il nuovo acquisto. Lo pretendeva il re Giovanni di Gerusa-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (92/637)
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