Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA ' 85
      loro, accettavano la pace con la cessione di Capriata, rifacimento de'guasti prodottivi, riduzione delle nuove tasse imposte sulle merci altrui, che transitavano sul territorio d'Alessandria all' antico modo: quelle genovesi sarebbero esenti totalmente, salvo il pedaggio di cinquecento lire annue; il podestà della prima ogni cinque anni, il giorno d'Ognissanti, giurerebbe difendere contro tutti il Comune di Genova e i possessi che gli appartenevano oltre Appennino.
      Mentre gli sforzi della repubblica erano vólti a crescere la gloria e la potenza all' esterno, l'ambizione privala minacciava la sua quiete all' interno. Dopoché al governo dei consoli era successo quello dei podestà, l'autorità di questi, piccola in principio, non in diritto, ma in fatto, era per la consuetudine e col tempo cresciuta e consolidatasi. Siccome fino ad ora il nuovo potere non avea abusilo della propria autorità, ma amministrale le cose di fuori con prudenza, e quelle di dentro con giustizia, e adoperatosi energicamente a tor via i soprusi e ad abbassare la tracotanza degli agitatori, cosi la maggioranza dei cittadini si era accomodata facilmente ai nuovi ordini, e la nobiltà trovava un compenso agli onori perduti, nell' uguaglianza della vita civile e nell' ossequio spontaneo delle classi inferiori. I parlamenti erano stati dismessi, l'autorità del senato e del consiglio maggiore si restringeva all'elezione dei magistrati, il potere esecutivo risiedeva nel podestà, da cui dipendeva un piccolo consiglio di otto rettori scelti fra i cittadini nobili, a coi apparteneva l'amministrazione della marina, della guerra e della finanza. Quando circostanze gravi lo richiedessero, il piccolo consiglio poteva essere annientato coi cittadini più rispettabili, tre emendatori dei brevi, o riformatori dei capitoli, invigilavano alla osservanza delie leggi, e bisognando, le correggevano. Il podestà e gli altri stali in carica, rendevano conto del loro ufficio ad un magistrato apposito, che attestava onorevolmente, o li costringeva ad un' ammenda, a seconda della loro buona o rea amministrazione.
      Ma non a tutti piaceva questo modo ristretto di governo, e rammentando T antica larghezza ove tutti gli onori conferivano ordinariamente ad uomini nobili, alcuni di questi aspiravano a cose nuove. Primo fra tutti era Guglielmo De Mari d'indole fiera e:l arrisicata, e meglio proclive a farsi ragione con la forza, che con le vie aperte e legali. Cominciava ad aprire il suo animo agli amici più stretti, e tiratili al suo parere, si procacciava con ac-
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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