Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA ' 87
fi trionfo del podestà, quantunque in quei momenti ristabilisse la quiete; pare era di cattivo esempio, come quello che dimostrava apertamente, l'autorità di questo essere ormai divenuta fortissima e quasi insuperabile; è di questa convinzione non tardò chi si prevalesse (1229). Era stalo eletto podestà Jacopo di Balduino, celebre Professore Bolognese. L' attività di costai nelle faccende dello Stato era cosa piuttosto unica che rara. Non guardava nè a giorno nè a notte, il sonno e la fame non potevano rimoverlo dal suo ufficio, e costringeva i sottoposti a far lo stesso; riordinava gli archivi, provvedeva alla marina, al commercio, alle relazioni cogli altri Stati con ardore infaticabile; chiese l'autorità degli emendatori de'brevi e gli fu data; avvicinandosi il termine dell'ufficio, brigava per esser riconfermato. Avea partigiani fra gli elettori, ma dubbii, come quelli che erano ritenuti dal giuramento solito farsi tanto da essi che dal podestà sul cominciar dell'ufficio, di non accettare, nè far riconferme.
Per rimuovere questi scrupoli, il Balduino otteneva da Roma un cappellano , con autorità di assolvere dai giuramenti. 11 giorno assegnato per l'elezione i pareri durando divisi, intervennero il clero e il cappellano pontificio; ma il popolo il quale col suo diritto senso giudicava, le obbligazioni contratte a garantire la libertà della patria essere sacre ed insolubili, si diè a tumultuare; i sacerdoti ne furono sbigottiti, e opinarono contro il podestà; i suoi partigiani seguitando la corrente 1' abbandonarono, e Spino di Sore-sina era eletto in sua vece.
Un altro fatto caratteristico dei tempi avvenne durante l'ufficio del nuovo podestà. Guglielmo di Yentimiglia, Rosso di Morinello, Recupero e Durante di Portovenere, infestavano il mare corseggiando, ed eran cagione di molti ricorsi e lamenti dei depredati. Ansaldo Bufferò, mandato con una galera contro i corsari, riuscì a purgare il mare da questa peste, e i pirati presi furono condotti a Genova. La ciurma fu condannata parte alla prigione, parte ad aver le destre tagliate, i capi alla morte. Nella città la compassione fu grande: l'arcivescovo, gli abati, i frati di ogni ordine e le donne principalmente se ne accuoravano. Il podestà assediato continuamente dai supplicanti grazia, negava, protestando esser necessario che la giustizia avesse il suo corso. Venuto il giorno della esecuzione, il podestà e i sergenti che accompagnavano i rei dalla prigione al patibolo, furono presi a colpi di pietre dalle donne infervorate; nella piazza lo schiamazzo era maggiore; ma la giustizia
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (101/637)
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