Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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sato parlamento, e si interrogasse il voto del popolo. Approvata la sua opinione dai più, la campana del Comune silenziosa da tanto tempo chiamava i Genovesi a parlamento; la moltitudine accorsavi fu immensa: le finestre air intorno della piazza del duomo erano gremite di spettatori. Il primo cancelliere lesse le dimande dei commissari. Paolo di Foresina podestà dimostrò il pericolo della libertà accettando le esigenze imperiali, e il popolo entusiasmato proruppe in No tempestosi. Ritornati i commissari con la risposta del popolo genovese a Federigo, questi riserbando una vendetta più completa ad altro tempo, tentava per mezzo dei suoi partigiani di tener dentro agitata la città, e di fuori la travagliava con le Lande dei suoi devoti e degli espulsi. Ricominciarono le scorrerie del Pallavicini e del Lancia con la presa di Rivalta, Bossolo e Cassana; Noli, allora piccolo borgo, difesosi egregiamente dalle frodi interne e dalle violenze di fuori, fu in compenso elevato a Vescovado. Dalla parte di Ponente, il prode Fulcone Guercio domò le terre del Cervo e Diano, la valle d' Oneglia, Bistagno e il Porto Maurizio. In ricompensa di servigi cosi segnalati, Fulcone insieme con Rosso della Turca fu nominato capitano della repubblica, e gli furono assegnate quattro delle otto compagnie in cui la città era divisa, all' oggetto di sorvegliare coloro che, essendo di parte imperiale, tentavano di continuo suscitare torbidi e far cambiamenti nello Stato.
I mali umori, lungamente compressi fra il papa e P imperatore, precipitavano intanto ad aperte ostilità. Scomunicato da Gregorio, dopo aver giustificata la sua condotta presso P opinione pubblica per mezzo del suo segretario Pier delle Vigne, Federigo entrava nel territorio della Chiesa, e presa Viterbo minacciava Roma. Privo Gregorio IX di armi temporali ricorse, come fu sempre solito, alle spirituali, ed intimò un concilio nel palazzo di Laterano, dove si proponeva scomunicare più solennemente e deporre il suo avversario.
La difficoltà consisteva nel trovar modo di radunare i prelati, che vi do-veano prender parte, a Roma; perchè l'imperatore risoluto dal canto suo d'impedire con ogni sforzo il concilio, signoreggiava tutti i passi di terraferma. Incalzato dalla circostanza ricorse il papa ai Genovesi, stati sempre fidissimi sostenitori del partito guelfo, e questi promisero di trasportare i prelati sulle loro navi fino a Civitavecchia. Federigo conosciuta la cosa ordinò ai Pisani preparassero un numero di galere il maggiore che loro fosse
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (107/637)
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