Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      106 STORIAsata da altre navi pisane e francesi partì per l'Oriente. Le cose dei Cristiani in queste regioni erano minacciate d' estrema rovina. Nuove orde di barbari uscite dall' Asia centrale, cacciati gli ultimi possessori della Palestina, erano entrale in Gerusalemme, e accennavano di volersi impadronire dei pochi stabilimenti che rimanevano ai Cristiani lungo la marina, ultimo avanzo di conquiste guadagnate a prezzo di tanto sangue.
      L'armata crociata, dubbia in principio di volgersi se alla Palestina o all'Egitto, si decise finalmente per quest'ultimo, quantunque durasse ancor fresca la memoria del cattivo esito della passata spedizione.
      11 Re di Cipro, il conte di Jaffa, e tulli gli altri piccoli signori che erano stali cacciati dai loro possessi dalle orde sopravvenute, ingrossarono l'armata. Era morto il sultano d'Egitto, e la debolezza prodotta in simili circostanze negli Stati mussulmani favoriva l'impresa. Damiata fu questa volta sottomessa senza resistenza; dopo questo successo era necessario marciare direttamente sul Cairo; ma essendosi voluto aspettare la retroguardia francese condotta dal fratello del re, i nemici ebbero tempo di ripigliar fiato e rifarsi. Si mosse finalmente V esercito cristiano sulla sponda sinistra del ramo orientale del Nilo, traverso un paese intersecato da canali profondi e spessi.
      Numerose bande mussulmane infestavano la marcia, e il figlio del morto sultano ritornato celeremente da una spedizione dell' alto Egitto, aggiuntosi a queste, non lasciava alcun riposo alle truppe cristiane, rotte dai disagi di una marcia in mezzo a terreni paludosi, interrotta da spesse battaglie e sotto la sferza di un sole affricano. Il nuovo sultano, poiché vide i Cristiani indeboliti e inabili a sostenere un attacco riunito, li assaltava sul canale di Farescur che aveano guadato con 1' acqua alla gola ; e obbligatili a ripassarlo, finiva col romperli totalmente in un nuovo assalto. Molti soldati e i principali fra i capitani perirono, quali annegati, quali di ferro; tutti gli altri assieme col re caddero prigionieri in mano dei vincitori.
      I Genovesi, i quali col resto della flotta, non avendo potuto seguitare l'armata nella sua marcia lungo il Nilo, attendevano sotto le mura di Damiata, non dubitando dopo la felicità dei primi successi della buona riuscita dell' impresa, stremi di vettovaglia già si preparavano al ritorno, quando la regina Margherita, che avea voluto seguitare il marito in Egitto e allora incinta dimorava in Damiata, mandava loro annunziando, essere l'esercito cristiano sconfitto, il re preso. Scongiuravali con disperate parole a non
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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