Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      140 STORIAper il papa, i Ghibellini per l'imperatore; e nel nome dell'uno odell'altro, provincia con provincia, città con citta, cittadini con cittadini si scannavano con grandissimo zelo per tutta l'Italia.
      In Genova, quantunque qualche mal seme vi fermentasse per l'avanti, cominciò la triste pianta a germogliare rigogliosa uelle ultime guerre con Federigo, e i nobili erano stati i primi a coltivarla. Sotto il nome di Mascarati e di Rampini, gli appartenenti alle due fazioni si erano cominciati a distinguere per P insubordinazione alle leggi della repubblica e per frequenti uccisioni di cittadini, le quali aveano indotto i podestà a severe esecuzioni. Nel popolo questi umori o non esistevano, oppure erano poco penetrati; ma ai più dispiaceva la cessazione dei parlamenti, gli uffici usurpati quasi totalmente dalla nobiltà, e 1' autorità quasi assoluta esercitata dai podestà, i quali doveano usarla spesso più a servigio delle ambizioni faziose, che all'adempimento della giustizia.
      Perchè di rado avviene che i popoli procurino violentemente di mutare i governi, se le male opere di questi e il cumulo di odii che ne seguitano non ve li sforzino. Allora alla prima occasione P ire nascoste prorompono e si cerca ad un male estremo un estremo rimedio.
      Nel 1257 era terminato l'ufficio di Filippo Della Torre milanese, podestà. Costui fazioso e Guelfo nelle cose pubbliche, era, per P immoderata libidine e per gli scandali licenziosi di cui avea piena la città, venuto in grande odio del popolo, tanto più che all' avversione dell' autorità si aggiungevano le offese dell'uomo privato. 11 giorno in cui Filippo doveva render ragione del suo operato dinanzi al Magistrato a ciò eletto, molte erano le accuse e i riclami contro di lui; ma i Guelfi che allora predominavano nella città, intromettendo la loro influenza, corruppero la integrità dei giudici, e fu assoluto. Il malcontento per questa sentenza era al colmo; e gli offesi nell' onore proprio e delle loro donne, atteso il podestà mentre con i suoi abbandonava la città, lo assaltarono a colpi di pietre e con grida di morte, forzandolo a ricoverarsi nel palazzo. La moltitudine e il tumulto crescevano ; e i capi della agitazione gridavano esser tempo di finirla con questi podestà stranieri, i quali, non affezionati al pubblico bene, attendevano soltanto a provvedere al loro interesse privato a scapito della utilità comune. Si ritornasse ai parlamenti e alle antiche istituzioni ; si eleggessero nuovamente magistrati genovesi, sotto i quali tanta potenza e tanta gloria si era acquistata.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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