Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
112 STORIApolo si consolava degli aboliti parlamenti, vedendo a capo dello Stato l'uomo eletto da lui.
La guerra di Sardegna, intermessa momentaneamente dalle ultime com-mossioni, fu ripresa con alacrità dal Boccanegra, che vi mandò sedici galere per rinfrescare la ròcca di Cagliari, ove il valoroso Chiani era ogni di più stretto ed affamato dai nemici. Ugo di Vento e Giacomo di Negro, capi della spedizione, perseguitate invano sette navi pisane, che si rifugiarono sotto la Pola, torre munitissima fabbricata da loro, si mossero verso Cagliari, dove li raggiunsero le navi della carovana d'Oriente, le quali aveano ordine di cooperare all' impresa. Sbarcarono sotto la torre, ed ottennero un primo vantaggio sopra i nemici che loro contrastavano; ma avendo trascurato di fortificarsi, furono soprappresi e ricacciati alle navi con grave perdita. Dopo questo -infelice successo, le navi della carovana seguitarono la via d'Oriente, le altre ritornarono a Genova; il Chiani, logorati i cibi che gli restavano, e nutrito per alquanti giorni sè ed i suoi di pelli e di cuoio, fu dalla fame, più potente del valore, costretto ad arrendersi. Al presidio fu accordata la vita; egli il prode, decapitato, legava ai Genovesi i suoi Stati e la sua vendetta.
Ferveva ancora la guerra di Sardegna (1257), quando meschine gare e puntigli superstiziosi elevarono una nuova contesa coi Veneziani. Dei tanti possedimenti cristiani in Palestina, Tiro ed Acri soltanto rimanevano. I principi e i popoli, spogliati gli uni dei loro dominii, gli altri dei loro privilegi, si erano ristretti in quest'ultima procacciandosi in essa piccoli compensi a perdite gravissime. I Veneziani, i Pisani e i Genovesi vi possedevano ciascuno un quartiere proprio indipendente dal governo locale, con molte altre franchigie e privilegi. La chiesa di S. Sabbà serviva in comune ai Veneziani e ai Genovesi, e la precedenza nell' uffìziarvi era stata la prima causa di malumori e di rancori fra i due popoli, i quali trovavano principio di discordia in ciò che Cristo avea lasciato come simbolo d'unione e di fratellanza. Mancava l'occasione allo sfogo delle ire, e non tardò. Un giorno sorse una rissa fra un Veneziano ed un Genovese che fu battuto; in un istante tutto il quartiere fu a rumore; corrono i concittadini dell'ultimo in massa alla contrada de' Veneziani, cacciano e malmenano gli accorrenti, e aggrediscono il palazzo dei loro magistrati. Poi, spento quel primo caldo e pentiti della furia inconsiderata, mandarono scusandosi verso gli offesi, che
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (126/637)
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