Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 113
fecero mostra di non contentarsi a sole scuse. Pochi giorni dopo, una nave, presa da un corsaro greco ai Veneziani e venduta a un Genovese, fu tolta violentemente a questi nel porto d' Acri per rappresaglia, dai compatrioti del derubato.
I Genovesi dal canto loro, venuti sopra alle navi veneziane che sorgevano nel porto, le manomisero: richiesti, negarono ogni risarcimento. Giunti re-dami da una parte e dall' altra alle capitali, fu convenuto di riunire ambasciatori a Bologna ove le liti sarebbersi composte pacificamente. Quei di Genova tardarono; e gli altri, interpretando il ritardo come volontà di perseverare nella guerra, si affrettarono a spedire una loro squadra in Acri, e si strinsero coi Pisani a danno del nemico comune. Allora nuove scene di sangue e di disordine si rinnovellarono in Acri. Furono alzate torri, e fabbricate macchine; combattevasi ferocemente per le piazze, per le strade, ovunque si incontravano. Da Genova, avutosi sentore degli armamenti dei Veneziani, furono mandate sei navi in Oriente alla tutela dei sudditi della repubblica; ma queste, troppo poche in numero, vennero in gran parte nelle mani dei nemici. Intanto Rosso della Turca ammiraglio, col grosso della flotta che ascendeva a trentasei galere, compariva rimpetto il porto d'Acri presentando la battaglia. Ne uscivano i Veneziani forti di ottanta legni, poiché si erano aggiunti loro i Pisani e molti altri popoli che commerciavano in quelle parli, e ingaggiarono il combattimento, il quale fu anche questa volta sfavorevole ai Genovesi.
Dopo avere contrastato valorosamente per lungo tempo, incalzati e rotti dalle soverchiaci forze nemiche, perderono venticinque navi; le loro case e i fondachi in Acri saccheggiati, una fortissima torre distrutta (1258). Il dolore di questa ultima rotta, aggiunto a quella delle fresche disavventure del Giglio e di Sardegna, fu sentito vivamente in Genova; e il Boccanegra, volendo rialzare gli animi abbattuti col far credere che l'incapacità del capitano fosse stata cagione del danno sofferto, lo citò a comparire dinanzi ai giudici. Ma 1' accusa intentatagli di aver male ordinata la flotta non fu provata; ed egli ne uscì libero. In questa circostanza si mostrarono fedelissimi sopra tutti gli altri alleati i Lucchesi, i quali mandarono in ambasceria i principali della loro città, offerendo alla repubblica duemila marche d'argento, perchè ne usasse in quelle strettezze. Generoso alto più unico che raro, in tempi in cui ogni gentile pensiero era spento dagli odii
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (127/637)
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