Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      128 STORIAalla repubblica divisi anch' essi nelle parti ghibellina e guelfa, e i Curii che erano in Ventimiglia capi della prima, avendo fatta resistenza al nuovo podestà, furono espulsi. Si volsero per aiuto ai loro amici di Genova, che non tardarono a mandare in loro soccorso Ugo Doria, Ansaldo Balbi e Guglielmo della Torre con una mano di partigiani, per farsi, come era solito, ragione con la forza. Ma il Grimaldi, parte per frode, parte con Tarmi, li ebbe tutti in mano e cacciolli in prigione. All'udire questa notizia il mal umore degli amici e dei parenti dei carcerati fu grande: si ricorse ai magistrati, i quali come Guelfi sentenziarono in favore del Grimaldi; allora Oberto Spinola e Oberto Doria, capi dei malcontenti, vista l'occasione favorevole e il popolo sempre oppresso, e però sempre anelante di novità, disposto a seguitarli, corsero all'armi (1271).
      Il podestà uditi i primi rumori, si rifugiò travestito nelle case dei Fie-schi, le quali non tardarono ad essere investite dagli insorti. Prevalsero dopo una lotta ostinata i Ghibellini: il podestà fu preso, e il popolo convocato in parlamento, acclamò suoi capitani per ventidue anni Oberto Doria e lo Spinola, con l'autorità del passato capitano e con la facoltà di riformare lo Stato a lor voglia.
      I Guelfi furono espulsi per tre anni; il parlamento dovrebbe adunarsi ogni mese ; gli altri ufficii furono conservati, salvo che quello del podestà fu limitato alla sola amministrazione della giustizia. Il trionfo dei Ghibellini in una città così potente come Genova spiacque grandemente al Pontefice e a Carlo di Sicilia, il quale era riguardato come il campione del partito contrario, ed amen-due risolverono di usare ogni mezzo onde abbattere il nuovo ordine di cose.
      II primo, valendosi delle solite arti, mise la città sotto l'interdetto, l'altro attese a combatterli con l'argomento più potente dell'armi temporali. Gli espulsi dalla città, instigati da lui con promesse di soccorsi, si levarono in armi, e occupati molti castelli nelle due riviere, manomettendo e derubando le persone e i luoghi fedeli al governo della repubblica, procuravano di arrecarle i maggiori danni possibili. Per sostenere questi moti i vicarii del re in Toscana ed in Provenza, entravano con bande di soldati, uno nella riviera di Levante insieme col marchese di Malaspina, l'altro nella riviera di Ponente (1272).
      Dalla parte di tramontana, il vicario di Lombardia suscitava contro la città gli Alessandrini e i marchesi di Saluzzo. Ma sembrando a Carlo d'Angiò
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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