Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 129
che questo modo di guerra fosse troppo leale per il carnefice della Sicilia e di Corradino, ordinava neir istesso tempo che tutti i mercanti genovesi, i quali riposando snlla fede pubblica attendevano nel regno ai loro negozi, fossero arrestati e cacciati in prigione. La città, quantunque oltre le presenti ragioni di animosità contro il re, avesse anche quelle del naufragio di Sicilia, credè dover rispondere alla insolente barbarie di lui come popolo civile. Senza osar loro alcuna ingiuria, fu imposto ai sudditi di Carlo, uscissero dai domimi della repubblica entro lo spazio di quaranta giorni, affinchè avessero campo di accomodare i loro affari e disporre delle proprie robe.
Provvidero poi i due capitani agli assalti esterni; e fatta una raccolta di gente, la divisero in due schiere, delle quali affidarono il comando ad Ansaldo Balbi ed Oberto Sardena. Il primo, preposto alla spedizione della riviera di levante, era incaricato di comprimere le ribellioni dei Grimaldi e dei Fieschi, e ricacciare il vicario di Toscana oltre i confini; P altro dovea fronteggiare il vicario di Provenza, e sottomessi i marchesi del Bosco che agitavano il ponente, gittarsi contro i nemici oltre Appennino. Riuscirono tutte queste imprese felicemente: Ansaldo Balbi, dopo aver forzato il vicario di Toscana a sloggiare da Sarzana, era soccorso dal capitano Oberto Doria in persona, il quale, alla testa d'un esercito numeroso, dopo aver ridotto all'obbedienza tutte le terre ribellate dai Grimaldi e dai Fieschi, tolse ai nemici la Spezia ultimo lor nido, e la diè alle fiamme (1273). Dalla parte di ponente Egidio di Negro, venato in soccorso del Sardena, umiliò i marchesi del Bosco, e sottomise la terra di Ovada. La burrasca di oltre Appennino per questi successi si dissipò da se stessa, e i Lucchesi ed altri popoli toscani, i quali non aveano mancato di unirsi al più forte contro i creduti deboli, mandarono scusandosi presso la repubblica. Questa dissimulando si mostrò soddisfatta.
Poiché vide l'Angioino andargli male i tentativi di terra, fatte armare (1274) delle navi in Provenza, minacciava di rendersi formidabile in mare. Fu ordinato perciò a Lanfranco Pignattaro, che cercasse P inimico verso la Corsica dove si era diretto ; ma poiché il genovese seppe che s'era partito, navigò in Sicilia, pose a sacco l'isola di Gozo, prese molte navi a Messina e Trapani, e per onta maggiore, passando avanti a Napoli, trascinò sul mare le bandiere reali. Si mossero per vendicare questa ingiuria quaranta navi del re con l'ordine di assaltare Genova direttamente; ma saputesi quivi
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (143/637)
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