Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
130 STORIAle intenzioni dei nemici, furono richiamati celeremente indietro Nicolò e Oberto Doria che costeggiavano con la flotta la riviera di ponente onde impedire nuovi assalti del vicario di Provenza. Presentatasi la flotta del re avanti al porto, e vistolo folto di navi preparate a riceverla, stimarono bene di ritirarsi, e sfogarono la rabbia della delusa speranza contro 1' isola avanti a Portovenere che misero a sacco e a fiamme. Riuscì finalmente a comporre la pace fra i Genovesi e il re, Gregorio X a condizione che i prigioni fossero resi da una parte e dall' altra : gli esuli richiamati in patria ritornassero al possesso dei proprii beni (1276).
A Gregorio X, la cui vita si concluse con la pacificazione suddetta, successe Ottobono Fieschi, il turbolento nipote di Innocenzo IV ; ma affralito dagli anni rimase al pontificato soli trentasette giorni. Egli stesso avea presentito il suo fine, quando ai parenti, che si congratulavano della di lui elezione, rispondeva valer meglio un cardinal vivo che un papa morto. Le violenze d'ogni maniera, gli esilii, il sangue sparso abbondantemente, le depredazioni continue contro i sudditi e gli estranei, non avevano fino ad ora potuto consolidare la dominazione francese sulle belle e sventurate Provincie dell' Italia meridionale. L'odio accumulato da tanto tempo scoppiava finalmente, e Giovanni da Precida primo a inalberare lo stendardo della insurrezione cacciava di Sicilia l'abborrito straniero.
Sentendosi però inabili i Siciliani a resistere da se stessi agli sforzi che Carlo d'Angiò avrebbe fatto per ricuperare l'isola, furono obbligati a chiamare altri stranieri, onde evitare di ricadere sotto il dominio dei Francesi. Pietro d'Aragona, il quale per parentela con la estinta dinastia di Svevia pretendeva dei diritti sulla Sicilia, e che allora era impegnato in una spedizione nella vicina Affrica, non tardò ad accorrere alla chiamata degli insorti, e a respingere le armate spedite da Carlo a sottometterli. Sorse da questa guerra la prima favilla di una nuova rottura coi Pisani, lina nave genovese, la quale era stata con le genti del re Carlo all' assedio di Messina, fu contro la fede dei trattati, e la tregua ancora in vigore, presa a forza da due navi della repubblica rivale (1282). Già cinque anni avanti un attentato di simile natura commesso nel Mar Nero non avea ricevuto alcuna soddisfazione, e se era stato tollerato dai Genovesi per amore di pace, avea lasciata una memoria di rancore. Si aggiunse a questi due un altro caso, che fece risorgere più tremende le ire sopite.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (144/637)
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