Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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scarlatto; ma non appena ebbero visto Oberto Doria, il quale con settanta galere, armate in tre giorni, fu loro addosso a Portovenere, che si affrettarono a dare addietro con la medesima celerità, con cui erano venuti. Il vanto fatto da un altro ammiraglio pisano Natta Grimaldi, esule e ribelle alla patria, non fu seguitato da fatti più energici; che anzi il commercio di Pisa soffrì danni inestimabili per la perdita di molte navi prese in combattimenti parziali, onde i capitani della repubblica, nei quali per questi prosperi successi era venuta meno r ansia, che nasce sul rompere delle guerre, abolirono il bando che vietava alle navi mercantili di mettersi in corso, e proseguirono con le ricchezze conquistate la fabbricazione della Darsena cominciata già fino dal 1276.
Non furono scoraggiti i Pisani per la fortuna cosi ostinatamente avversa, ed uscirono con trentaquattro galere, con l'intenzione di impadronirsi di cinque navi genovesi destinale per l'Oriente, e sopraccariche di negozianti e di mercanzie ricchissime. Stavano le genti pisane tentando 1' espugnazione del castello di Calvi in Corsica, quando fu loro annunziato che le navi genovesi scortate da diciassette da guerra, sotto 1' ammiraglio Enrico di Mare, erano giunte all' isola Taularia (1284). Si mossero allora da Calvi con ventiquattro navi fra le più veliere, e scontratisi con 1' armala genovese combatterono con fortuna poco prospera fino alla sera. Otto delle loro navi furono prese; la mattina di poi, i Genovesi che davano la caccia al resto della flotta dispersa, ne ebbero in mano altre sei; le dieci rimaste, profittando dell' oscurità della notte, scamparono. Afflitti i Pisani da tante perdite, tentarono di conciliarsi 1' alleanza dei Veneziani, eleggendo a loro podestà Alberto Morosini, il quale, oltre all' essere nipote del doge, era influentissimo nella repubblica per energia di carattere e per segnalati servigii resi combattendo alla sua patria.
Quantunque la speranza di tirare in questa guerra i Veneziani fallisse, pure Alberto Morosini giustificò la fiducia, e 1' autorità estesissima che Pisa avea riposta nelle di lui mani. Armate celeremente settantadue navi con due piatte cariche di macchine e di pietre fasciale di scarlatto, come era stato il vanto d'un suo predecessore, il nuovo ammiraglio si presentò avanti a Genova. La città, priva allora di gran parte delle sue navi, tenne dentro il porto quelle che male armate vi rimanevano, ed attendeva ventidue galere che, condotte da Benedetto Giaccaria, erano andate ad una spedizione in Sar-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (149/637)
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