Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
438 STORIAL'armata vincitrice, sopraccarica di prigionieri e imbarazzata dalle navi conquistate, non si trattenne lungo tempo nelle acque di Porto Pisano, e si affrettò a ritornare. Fu ricevuta da una popolazione immensa calata dai monti, e raccolta dalla città e dai borghi di fuori, che vide sfilarsi innanzi novemila dugento settantadue prigioni, fra quali il Morosini, portato in lettiga per le ferite; poi le bandiere conquistate, le quali furono riposte nella chiesa di S. Matteo, sulla cui facciata si legge scolpito ancora il racconto della grande vittoria. Fu il contegno del popolo, lieto ma dignitoso; quasi non avesse cuore d'insultare alla immensa sventura dei vinti, e sentisse senza comprenderlo, esser tristo trionfo quello ove piange una gente che porla un nome e parla uno stesso linguaggio. Fu questa sconfitta siffattamente irrimediabile pei Pisani, che mai più poterono rilevarsi all'antico splendore, e combattuti senza tregua nè posa dalle repubbliche vicine, dovevano finalmente soccombere al giogo di Firenze.
I Guelfi di Toscana non appena seppero la rotta della Meloria che, volendo profittare dell' occasione di domare l'unica città che osava sostenere ancora le parti ghibelline, si strinsero coi Genovesi a' danni di Pisa.
Questa, per scongiurare il pericolo, si vide costretta ad affidare il governo al Conte Ugolino capo del partito guelfo, uomo ambizioso e non senza sospetto di aver contribuito per libidine d'impero alla sconfìtta di Meloria, dove comandava la retroguardia della flotta. Poiché Pisa fu divenuta guelfa, e le repubbliche nemiche ebbero ottenuti i vantaggi commerciali che esigevano, la lega toscana si sciolse. I prigionieri pisani, che languivano nelle carceri di Genova, d'accordo con i loro parenti, che traversando gli Appennini o il mare, venivano di continuo a visitarli, cercavano di persuadere amendue i governi a cessare dalla guerra. Le trattative di pace, accette ai Genovesi per moderazione, ai Pisani per desiderio di liberare i prigioni e pel terrore degli avversarii (tre navi dei quali sotto Giaccaria e Nicolino di Pelruccio aveano ardito forzare la catena ed impadronirsi di alcune galere che erano in Porto Pisano) furono rotte dallo spirito fraudolento ed ambizioso del Conte Ugolino, il quale, mentre con 1' ambasciatore della repubblica tirava in lungo le pratiche (1288), faceva in Corsica e in Sardegna segretamente armare in corso delle navi contro ai Genovesi. I reclami mandati a Pisa per questo procedere irritarono grandemente i cittadini, perchè vedevano protratto il tempo della restituzione dei prigionieri. Neil' istesso tempo il partito con-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (154/637)
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