Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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dosa col sultano Kelaun Al-Malok Al-Mansur. La Siria, dopo gl'immensi sacrifìci consumati per acquistarla e conservarla, era anch'essa stata sottomessa di recente alla signorìa dei Mammalucchi.
Prima cadde Trìpoli, e due anni dopo, per offese non riparate fatte contro i suoi sadditi, il sultano con duecentomila uomini assediava Acri. La città, indebolita già da interne discordie, poiché il patriarca di Gerusalemme, i Templari, gli Spedalieri, il re di Cipro, il re Carlo di Sicilia, infine Veneziani, Pisani e Genovesi, accolti in quest'ultimo nido, tutti voleano farvi prevalere le ragioni e il proprio dominio, fu presa a forza dopo un assedio di trentaquattro giorni. Sessantamila dei suoi abitanti fatti prigionieri erano mandati in Egitto (1294); Arrigo II re di Cipro, scampato sopra navi genovesi, riparava in questa isola, ove, edificata Famagosta, procurò di attirare nella nuova città il commercio distrutto di Siria, il monopolio del quale per i servigi resi toccò in gran parte ai Genovesi.
Quando per questi avvenimenti i Veneziani si videro esclusi, o almeno costretti a rappresentare una parte secondaria nel commercio d'Oriente, mentre tutto si era vòlto in favore dei loro emuli, arsero contro di loro di tanto -maggiore sdegno, quanto meno avevano legittimi motivi di lagnarsi e di romperla. Varie erano le opinioni nel senato veneziano: alcuni erano d'avviso che si dovesse senz' altro dichiarare la guerra a Genova ; i più prudenti consigliavano ad attendere, e tentare di conciliare pacificamente i rispettivi interessi, adducendo, a prova della moderazione genovese, la premura che si erano dati a restituire alla prima richiesta Alberto Morosini, stato fatto prigione alla Meloria. Ma l'odio che andava accumulandosi fra le due nazioni, non tardò molto a manifestarsi con fatti ostili. Mentre tuttora durava la pace, sette navi genovesi reduci d'Oriente, attaccate improvvisamente da quattro veneziane, se ne impossessavano dopo un combattimento accanito (1293). Potendo la cosa, quantunque piccola in sé, per i mali umori che bollivano a Venezia dare appiglio ad una guerra, furono tosto spediti quattro ambasciatori a Cremona, e deputato appositamente un messaggero a Venezia ad offrire un rindennizzamento e la restituzione delle navi predate. ¦ < < • . ' ' <
I Veneziani, senza volere intendere parola d'accordo, attendevano per tutta risposta ad armare; onde il governo di Genova, dopo avere spediti messi in Oriente ai sudditi della repubblica, per avvisarli, a cagione della minac-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (161/637)
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