Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
154 STORIAdere per la mala guardia dei custodi, stette nascosto tre giorni nelle case degli Spinola di Piazza, finché si ridusse in salvo a Sassello, ove erano congregati col restante dei Doria, i Fieschi e i Grimaldi. Si mossero i fuorusciti colle loro genti verso Genova, e giunti a Sestri, venne loro incontro lo Spinola con cinquecento cavalli e diecimila pedoni (1310). Attaccatesi le due bande, con la rabbia che è propria delle guerre civili, Opizino fti rotto; e vedendo ornai impossibile il tener la città, si ritirò nel suo castello di Gavi. I vincitori entrati in Genova sfogarono il dolore dell'esiglio sofferto contro le persone e gli averi della fazione umiliata.
Le case di Rinaldo, Odoardo ed Opizino Spinola, tutti della famiglia di Luculo, furono abbruciate; Opizino cacciato in bando perpetuo per pubblico decreto. Punirono poi il popolo dell' aver favorito lo Spinola col privarlo di un beneficio, di cui fino allora avea goduto, cioè d'intervenire per via del parlamento alla creazione del nuovo governo. Elessero adunque, senza consultare il voto popolare, in abate del popolo Roberto di Benavia, e sedici cittadini, i quali governassero la repubblica temporariamente; fu loro sostituito poscia un magistrato stabile, composto di sei nobili e sei popolani. I Ghibellini, divenuti ora dal loro canto fuorusciti, adoperavano per riacquistare la patria i medesimi argomenti usati prima dai Guelfi, cioè la frode e la forza. Possessori di molli castelli al di fuori, fra i quali i più forti erano Monaco e Gavi, di là scorrevano armati in bande il paese, producendo quei guasti che poteano maggiori.
Si era loro unito Bernabò Doria: non accetto prima ad Opizino, perchè non abbastanza ghibellino, ed ora ai Guelfi, perchè stimato loro partigiano non spontaneo, ma necessitato, era uscito di città, sdegnato di non godere nel nuovo governo quell' autorità che s' era ripromessa. Risoluti a porre in opera amendue gli argomenti summentovati, mossero i fuorusciti da Gavi con seicento cavalli ed ottomila pedoni, avanzandosi fino a Sampierdarena, con la speranza che i loro partigiani di dentro avrebbero fatto qualche moto in loro favore. Ma dopo quattro giorni di espeltazione, essendo la città quieta e preparata a resistere, e soffrendo il campo per malignità di stagione piovosa e difetto di vettovaglie, si ritrassero senza profitto. Ne seguitò una guerra dannosa ad ambe le parti, ma inconcludente: Francesco Fieschi generale della repubblica prendeva Busalla, castello degli Spinola, e Favarello Doria, spedito con due galere contro una, armata in Monaco dai Ghibellini,
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (170/637)
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