Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
456 STORIAClemente V, primo a trasportare la sedia papale in Avignone, ligio ai voleri di Filippo il Bello di Francia, per le cui macchinazioni avea ottenuto il pontificato, favoriva segretamente F imperatore per opporlo alla troppo crescente influenza di Roberto di Napoli, e questi percorrendo l'Italia si sforzava di ristringere i Guelfi contro Y imminente discesa del Tedesco. Calò Arrigo pel Moncenisio a Torino ; a Milano ricevè gli omaggi dei rappresentanti dei Comuni italiani, i quali prestarono tutti il giuramento di fedeltà, eccetto i Veneziani e i Genovesi: gli uni, perchè estranei ai partiti che straziavano il resto d'Italia, si teneano in disparte, liberi e indipendenti da ogni supremazia imperiale ; i secondi, perchè Guelfi e timorosi,
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come era accaduto sotto Federigo II, che il giuramento di fedeltà fosse interpretato come confessione di sudditanza. Fra i Ghibellini convenuti a Milano per onorare l'imperatore, si distingueva, ed era distinto da Arrigo con singolari riguardi, Opizino Spinola. Questi confortava l'imperatore a dissimulare, e lo stimolava a passare per Genova, con la lusinga di ristabilire la concordia fra le arrabbiate fazioni, ma con la tacita speranza di tornare egli stesso in potenza allo schermo della protezione imperiale.
Differivano l'esecuzione di questi pensieri ambiziosi i subiti rivolgimenti di Lombardia. I Della Torre guelfi furono per lievi sospetti cacciati di Milano, e i Visconti ghibellini sostituiti ad essi nel dominio della città. Insorgevano a questa notizia le città guelfe, Lodi, Brescia e Cremona. Ma Lodi ritornava quasi subito alla obbedienza; Cremona era punita con l'avere le torri smantellate, i fossi ricolmi, le mura gittate a terra; Brescia, dopo una valorosa resistenza di quattro mesi, era trattata in egual modo. Cosi ricomposte le cose, accompagnato da quattro cardinali, da Opizino Spinola e da uno splendido corteggio di Guelfi e di Ghibellini, prendeva Arrigo VII la via di Genova (4344).
Era ogni ordine di cittadini lietissimo per questa venuta: gli uomini di partito per la lusinga di ricavarne favori; quelli amanti dell' ordine pel desiderio ardentissimo, eh' egli ponesse fine una volta alle lunghe discordie cittadine. Andavangli incontro, vestiti dei loro abiti talari, le magistrature della città, accompagnate da moltitudine immensa di popolo. I nobili sfoggiavano per vesti d'oro e di seta divisate a color vermiglio ed arancio, e le diverse famiglie dei Doria, in segno di concordia fra loro, e di deferenza all' illustre ospite, sostituivano l'aquila imperiale alle varie insegne che prima
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (172/637)
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