Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      pei fuorusciti. Il Ribella, trovati in Albenga troppi piò Ghibellini di quel che fosse stato conciliabile con la sicurezza di questa città, e di più recalcitranti al nuovo governo, li cacciava. Furono accolti da Corrado Doria e da Rinaldo Spinola divenuto dopo la morte di Opizino capo della sua famiglia , e riuniti ai marchesi Del Carretto di Clavesana e di Ceva, ai conti di Ventimiglia e della Lingueglia che aveano abbracciate apertamente le vparti dei fuorusciti, posero Fassedio ad Albenga, e l'ottennero dopo otto giorni contro il Ribella, il quale ottenne di uscirne salvi sè e i sud. Successe alla perdita di Albenga quella di Savona ribellatasi in favore dei fuorusciti, i quali, fortificatala di solide mura dalla parie della marina, fecero di essa il ricovero più fidato della loro parte. Ma questi vantaggi, quantunque valevoli a riparare alle esigenze del momento, non bastavano a rendere agli espulsi ciò che era in cima dei loro voti, la patria e la potenza.
      Morto Arrigo di Lussemburgo, il partito ghibellino, prostrato sul momento, à rilevava ora all'ombra delle vittorie di Uguccione, poi di Castruccio sopra i Guelfi di Toscana, e a quelle di Matteo Visconti sopra i Guelfi di Lombardia. A Matteo nel fiore della sua potenza, e desideroso di accrescerla, si rivolgevano i fuorusciti di Genova, e ne ottenevano promesse di larghi soccorsi. Gli ambasciatori, mandati dai reggitori Guelfi per istornarlo dal suo proposito , ritornarono con vane protestazioni d'amicizia, mentre un grosso esercito guidato da Marco Visconti, e composto delle genti di Matteo, di quelle di Can della Scala polente signore di Verona, di Parmigiani, di Cremonesi e di quanti seguitavano in Lombardia le parti ghibelline, si congregava in Gavi per marciare di qui sopra Genova. Traversato P Appennino, sgese l'esercito ai 25 di marzo 1318 nella vallata di Polcevera, e dopo avere visitato il tempio che sorge alla Vergine sul colle di Coronata, si strinse alla città distendendosi da S. Pier d'Arena, lungo il monte Peraldo, quello di S. Bernardo e giù per la valle di Bisagno sino al mare.
      Alloggiava la parte più grande dell' esercito in S. Pier d'AreBa, perchè era intenzione dei capitani di dar principio all' assedio con assalire la torre di Capo di Faro, la quale formava la principale difesa della parte occidentale della città. I Guelfi, i quali non si aspettavano una procella così repentina, come non aveano cercato di arrestare e combattere il nemico ai passi dei monti, cosi trovavansi ora poco preparati a riceverlo; nonostante all' avvicinarsi dell' esercito si erano affrettati a fornire copiosamente la ròcca
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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