Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      166 STORIAcittà sarebbe cresciuto in proporzione dell' interesse che avrebbe a difenderla, stabilirono di affidargliene la signoria.
      Ai 27 di luglio i reggitori della repubblica, i capitani, il podestà e l'abate, alla presenza del popolo, sulla piazza di S. Lorenzo, rinunziarono all' ufficio. Furono dichiarati signori della città per dieci anni Roberto di Napoli e papa Giovanni XXII, allora residente in Francia, e perciò investito di una autorità soltanto nominale, a condizione che, morendo il papa, resterebbe, com'era infatti, la signoria a Roberto solo; morendo questi, il duca di Calabria suo figlio, gli succederebbe- Giovanni XXII, saputo l'onore che gli era fatto dai Guelfi di Genova, scomunicava, per gratitudine, i Ghibellini assedianti. Dopo l'arrivo del potente aiuto del re, Marco Visconti, non volendo indebolir l'esercito, col tenerlo assottigliato lungo una linea troppo estesa, ritirate le genti che aveva in Bisagno, le ridusse tutte sui monti Peraldo e S. Bernardo e avanti il sobborgo di Prè. I Guelfi, interpretando per timore questa mossa suggerita dalla prudenza, ne vituperarono altamente il capitano lombardo, il quale irritato mandò un cartello di sfida al re Roberto, che non P accettò. Uscivano P 8 di agosto gli assediati con quattromila pedoni e seicento uomini d'arme all' assalto del monte S. Bernardo per isloggiarne i nemici; ma questi, dopo una valorosa resistenza, li ricacciarono in città. Seguitando il corso della fortuna, aprivano una strada sotterranea fino sotto la casa fortificata del Borgo di S. Agnese, alla quale minata, sottomisero i puntelli. Poi, simulando un attacco, quando videro gli assediati folti e stretti intorno alla difesa del baluardo, diedero fuoco ai puntelli, e la mina, crollando con terribile fragore, sepelliva sotto le sue rovine meglio di trecento Guelfi, con pericolo grande del re Roberto, che, mescolatosi anch'egli nella zuffa, si salvò a fatica.
      Determinò allora il re di tentare qualche impresa rilevante, onde sciogliere l'assedio. Fece imbarcare quattordicimila pedoni ed ottocento uomini d'arme, con P ordine di sbarcare a Sestri e prendere alle spalle i Ghibellini, mentre egli, per distrarne le fonie, avrebbe assaltato i monti. Riusci la cosa felicemente (1319). Sbarcati a Sestri, ne succedeva uno scontro accanito fra essi e la gente mandata dal Visconti per ricacciarli alle navi. Per tre volte respinti al mare, altrettante riguadagnavano, combattendo valorosamente, il terreno perduto; finalmente la bravura dei balestrieri decise la fortuna della ^ battaglia in favore dei Guelfi. Si ripiegarono le genti ghibelline, disordinate
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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