Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 167
e rolte, sopra a Castiglione; poi, sloggiate anche di qui, si ridussero perseguitate sempre a Cornegliano. Questa disfatta, assottigliando di più le troppo già deboli fòrze del Visconti, lo persuase ad allargarsi, e ripassati i Gioghi, a ritirarsi a Gavi. Grandissima fu in Genova 1' allegrezza per questa vittoria , e molto più grandi le rappresaglie esercitate sopra le cose appartenenti alla fazione contraria. I palazzi di Sampierdarena e di vai di Polcevera furono messi a sacco, le case del monte Peraldo e di S. Bernardo date alle fiamme, e gli apparati religiosi, mescolandosi stranamente a tali scene di furore, furono visti il clero e il popolo percorrere, processionando, la città, ringraziando P Onnipotente di questa vittoria cittadina.
Cessato il pericolo colP allontanarsi dei nemici, il re Roberto profittò di questa tranquillità per visitare la contea di Provenza e intrattenessi in Avignone col papa sulle cose d'Italia, e sul modo di tórre la Lombardia di mano a Matteo Visconti. Rimase al governo della città Riccardo Gambacessa vicario del re; i Ghibellini, i quali possedevano ancora molte terre in levante e tutte quelle di là dai Gioghi, riavuti dalla sconfitta sofferta, non tardarono a ripresentarsi in Polcevera fortissimi di fanteria e di mille du-gento cavalli, mentre Corrado Doria con ventotto galere armate in Savona, bloccava il porto. La torre di faro, che dopo la vittoria di Sestri era nuovamente venuta In mano degli assediati, fu ripresa ora dai Ghibellini ; Corrado Doria, entrato in porto con la flotta, prese tre navi guelfe sotto gli occhi stessi di Gaspero Grimaldo, il quale, avendo legate insieme per maggior sicurezza le trentadue galere guelfe di cui avea il comando, non potè recare aiuto alle tre pericolanti. Vedendo i Ghibellini riuscire infruttuosi i loro sforzi dalla parte del borgo di Prè, lasciati muniti tutti i loro forti a fronte del borgo, e quelli fabbricati vicino a San Bernardo e sul monte Peraldo, scesero col grosso delP esercito in Bisagno, onde tentare la città da quel lato. Ne seguivano varii assalti e battaglie ferocissime per la rabbia di parte che le suscitava, ma di nessun resultato decisivo, al Monastero di S. Spirito, in Carignano, al Castellazzo fortezza innalzata da Guelfi sul monte Peraldo, al Monastero di S. Michele e nel borgo di Prè. Questi combattimenti non fecero altro che incrudelire vieppiù Podio delle fazioni e specialmente quello dei Guelfi, che prorompeva in crudeli atti.
Intercettata una lettera nella quale uno Spinola rivelava a quei di fuori lo stato di debolezza in cui versavano le cose della città, corse il popolo
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (183/637)
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