Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA
      17!
      Furono accolte dal Turco con singolare cortesia e con proteste di voler favorire la loro parte in Oriente; invitati ad un banchetto vi andarono; a questo tenne dietro uno spettacolo di danzatrici; poi il bagno. In questo mentre si precipitarono sovra i Genovesi inermi e nudi, gli sgherri del barbaro, e la maggior parte passarono a fil di spada; i principali fecero prigioni; pochi, sottrattisi alla morte colla fuga, si salvarono sovra tre galere, le quali, quantunque viaggiassero di notte per il Bosforo, onde evitare i Ghibellini di Pera, nonostante scoperte e perseguitate per sessanta miglia, scamparono a fatica (1323).
      Il re, spacciate intanto le sue cose di Provenza, con quarantacinque galere parte sue parte guelfe, giungeva a Genova per passare di qui a Napoli. Avanti di partire, l'abitudine di un assoluto comando, il dispiacere di non veder rispettata F autoritą del suo vicario quanto credeva conveniente alla sua dignitą, e il desiderio di estenderne i limiti, lo fecero trascendere ad atti che, se non gli alienarono affatto gli animi, spensero almeno qDell' entusiasmo d'una volta. La guerra e le discordie avendo moltiplicati nella cittą i delitti e i malfattori d'ogni genere, era stato creato per ripararvi un magistrato chiamato la Motta o la Moba del popolo, composto di dieci cittadini, con l'incarico di aiutare il podestą nelle inchieste delle accuse e nella condanna de' rei. Ove questi facessero resistenza, cosa non straordinaria in tempi fieri e maneschi, il popolo, radunato allo squillo della campana del Comune, si faceva egli stesso esecutore della giustizia. Accanto a questo magistrato popolare un altro ne avevano costituito i nobili, per comporre le proprie differenze, e quelle che potevano insorgere fra essi e il popolaDispiacquero al re queste innovazioni fatte senza consultarlo, e disciolse i magistrali. Nel medesimo tempo brigava per mezzo dei suoi partigiani, spandendo promesse d'onori fra i nobili e ricchezze fra il popolo, onde aver prolungata la signoria della cittą e l'autoritą allargata. Cominciatasi ad agitare questa questione fra i cittadini, i dispareri farono grandissimi : i pił teneri dell' interesse proprio che della patria indipendenza, pretessendo a basse cagioni magnifiche parole, dicevano l'unico mezzo di por termine a una guerra disastrosa e alle discordie cittadine, consistere nel dare l'assoluta signoria della cittą al re ed al suo figlio il duca di Calabria. Alcuni proponevano per venticinque anni, alcuni per cinquanta, altri a vita o in
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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