Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
472 STORIAperpetuo. Ma gli onesti cittadini e quelli non accecati da avarizia o da ambizione, considerando come il possesso genera l'abuso e a quanto pericolo sarebbe esposta la libertà cittadina e l'indipendenza della patria quando non fosse imposto freno nè termine alla autorità del re, ricusarono vivamente di estenderne la signoria oltre il termine assegnato di dieci anni. Questi dispareri si agitarono per qualche tempo per la città con molto calore, finché per universale consenso l'autorità reale fu ancora prorogata per sei anni.
Il re, quantunque seco stesso dispettoso di questo resultato, pure non avendo nè ragione nè forza sufficiente per distruggerlo, mostrò di accettare di buon grado la prorogazione limitata e riparti per Napoli. Dopo la rotta di Monte Peraldo e la ritirata a Voltri, i Ghibellini, sfiduciati ormai di ricuperare la patria con la forza, non facevano da qualche tempo nessun moto importante. Castruccio intanto non solamente ricacciava i Fiorentini dal territorio lucchese, ma sconfittili pienamente ad Altopascio li avea fatti tremare per P esistenza stessa della loro repubblica. Potentissimo in Toscana, procurava di estendersi a spese dei Genovesi, e per tradimento di un Berto-lotti occupava Sestri sulla riviera di levante; nel medesimo tempo Monaco, mal guardata dai Guelfi, veniva in mano dei fuorusciti. Una cura anche più grave di queste tormentava i cittadini di dentro. Dopo dieci anni di guerre tra Federigo d'Austria e Lodovico di Baviera, la corona dell'impero era rimasta a quest'ultimo, che avea fatto prigioniero il suo rivale nella giornata di Muhldorf. Ordinate le cose della Germania, scendeva Lodovico in Italia per incoronarsi a Roma.
La nuova della sua venuta avea spaventati i Guelfi, e quelli di Genova attendevano con alacrità grandissima a fortificare il poggio di Carignano estendendo la muraglia lungo la valle di Bisagno fino al mare. Ma come le altre calate imperiali rese da qualche tempo più importanti dalla espet-tazione delle parti che dai fatti, anche questa si risolvè in un rumore vano. Mutato il governo di Milano, l'imperatore, accompagnato dalla fida scorta di Marco Visconti e di Castruccio, andò a Roma; ivi ricevè con la corona imperiale le ovazioni del popolo che non tardarono a cangiarsi in sassate; creò un antipapa in odio a papa Giovanni che P avea scomunicato ; poi rifinito di danari, abbandonato dalle truppe che non pagava, con l'oro espilato da quanti gliene vollero dare, rivalicò le Alpi, e si ritrasse nuovamente in Germania.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (188/637)
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