Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 347
irritar troppo la nobiltà naturalmente sua nemica, anzi desiderava conciliarsene una parte, accorso personalmente sul luogo, fé' cessare con la sua autorità il saccheggio, e punire con F estremo supplizio uno fra gli agitatori principali. Ad onta però di questo rigore furono manomesse dai marinari le case dei Doria, e Ribella Grimaldi assalito da una banda di popolani correva pericolo della vita, se il Boccanegra avvisato del fatto non fosse giunto in tempo per istrapparlo di mano alla indiavolata moltitudine, la quale gli gridava che lo uccidesse, e vendicasse in lui la morte dell'avo Lanfranco, accaduta principalmente per opera dei Grimaldi.
Il giorno che tenne dietro a questo così tempestoso, il popolo e i valle-sani essendo ragunati in armi nella piazza di S. Lorenzo, Simonino Bocca-negra fu proclamato doge a vita; furono dichiarati i patrizi inabili al dogato, interdetto ogni ufficio ai nobili di parte ghibellina, e quelli di parte guelfa banditi assieme con i capitani e tutti i loro congiunti : nell' istesso tempo fu nominato un consiglio di quindici uomini popolari i quali mode-derassero P autorità del doge e lo aiutassero nell' ufficio; due podestà subordinati a lui furono preposti V uno agli affari criminali privati, P altro « quelli di Stato.
Il resto dei nobili, non tocchi in questo rivolgimento, si sforzavano in pubblico di mostrarsi contenti, ed offerivano il braccio e gli averi al nuovo governo. Questo, creato dal popolo e sorretto dall'opinione, avrebbe potuto, per la soverchia autorità, degenerare facilmente in tirannide, se la temperanza del Boccanegra, il bisogno di tenersi in grazia al partito popolare e d'opporlo all' occasione ai nobili, i quali si rodevano ed attendevano, non potendo per allora far di meglio, e la mancanza d'armi devote, non fosse stata sufficiente garanzia alla libertà della repubblica. Questo secondo giorno non passò senza qualche intemperanza dalla parte della plebe; poiché il palazzo dei capitolo di S. Lorenzo fu invaso; tolti i libri dei redditi e dei crediti dello Stato, e insieme coi libri delle gabelle, tratti nel-l'istesso modo dal palazzo della Dogana, furono bruciati sulla piazza davanti la cattedrale.
Poiché l'ordine interno fu- ristabilito, raffrenando da un lato il popolo con la severità, e dall' altro i nobili con l'imparzialità, attese il Boccanegra a ridurre all' obbedienza le terre, molte delle quali, pel rivolgimento passato, si erano sottratte al governo della repubblica, ed erano cadute per
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (199/637)
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