Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA 185
      temente di Spagna. Marciava verso il medesimo sito Giovanni De Mari, con grandissima quantità di gente a piedi e a cavallo; onde il marchese vedendosi venire addosso tanta piena, cambiando in altrettanta umiltà l'insolenza passata, mandò, per un suo fido, al doge a scusare la sua condotta, e ne ebbe in risposta di presentarsi a Genova personalmente. Ottenuto il salvo-condotto richiesto, venne il Carretto, come gli era stato comandato, e dopo aver subiti gli acerbi rimproveri del Boccanegra, fu prima detenuto in Palazzo, poi cacciato nella carcere detta la Grimaldina. Portò questo esempio gli effetti desiderati: molti altri nobili, che aveano seguitato il marchese nelle offese contro Albenga, vennero anch' essi all' obbedienza, il castello del Finale, quello di Varigotti e tutti gli altri appartenenti al marchese, furono ceduti ai soldati della repubblica. Oneglia, Pielralata, Lodora e tutte le altre terre, le quali Antonio Doria procurava di ribellare, furono assicurate dal podestà mandatovi con l'esercito, cosicché, eccetto Ventimiglia e Monaco, amendue le riviere riconoscevano Y autorità del doge.
      Una vittoria segnalata, a cui contribuirono grandemente le navi genovesi, accresceva la popolarità del Boccanegra. Alfonso XI, re di Castiglia, seguitando la lotta incominciata dai suoi predecessori contro i Mori di Granata, quantunque sconfitto in una battaglia navale, e stretto da un' armata di centomila nemici e da una flotta di sessanta legni, dispregiando i consigli di coloro, i quali inclinavano a comprare la pace con l'oro, era risoluto di tentare di nuovo la sorte dell' armi, la quale questa volta fu favorevole. Mentre le truppe castigliane e portoghesi combattevano i Mori per terra, Egidio, fratello del Boccanegra, con undici navi genovesi, mandate appositamente in soccorso del re, assaltò arditamente la numerosa flotta moresca schierata all' imboccatura del fiume Salado, s'impadroni di dodici legni, disperse gli altri, e poste le ciurme a terra e assaliti i nemici alle spalle, decise dell' esito di questa sanguinosa battaglia, nella quale il re stesso pericolò molte volte della vita. Le ricchezze, predate ai barbari, furono immense; il capitano genovese, onorato grandemente da Alfonso, fu in premio del servigio reso nominato grande ammiraglio. In Genova si solennizzò questo avvenimento con feste ed illuminazioni, e i molti danari, distribuiti dal doge fra i poveri della città, resero la gioia universale.
      Mentre il nome genovese suonava in cotal modo glorioso sulle coste della Spagna, in Oriente, da un lato i Turchi e dall' altro i Tartari mi-
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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