Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 347
Minore e già minacciaci r Europa. Alle incitazioni di Clemente VI, deposti gli antichi rancori, le galere della repubblica, riunite a quelle de' Veneziani, del Papa, di Cipro, e dell' Ordine dei Cavalieri di Rodi, veleggiarono verso la città perduta, e dispersa la flotta mussulmana che difendeva il porto, la riebbero dopo poca resistenza. Contemporaneamente Simone da Quarto con venti barche e sette navi grosse armate in Caffa, liberava il Mar Nero da dodici navi corsare del Sultano di Sinope che infestavano quelle marine, e ricuperate le prede, le restituiva scrupolosamente ai commercianti patriotti o stranieri a cui erano state tolte. Tutte queste operazioni compiute all' esterno tanto felicemente, se bastano a dimostrare come la repubblica sotto il forte, quantunque talvolta parziale governo del Poccanegra risalì a quel grado di potenza e di splendore da cui era decaduta prima per le discordie civili, non furono però abili a consolidare l'autorità del doge, mal sorretta all' interno dall' aura fugace del favore popolare, e minata continuamente dalle incessanti mene dei nobili. D'altra parte Simonino, irritato per gli ostacoli che gli intralciavano la via ad ogni passo, di severo a poco a poco diventava crudele.
Una macchinazione tramata in Genova per consegnare Castel del Cervo, Novi e Tassarolo ai Visconti di Milano essendo stata scoperta, furono i traditori fatti morire, crudelmente trascinati a coda di cavallo. Si lamentava il popolo che per rimediare ad una carestia, che specialmente si faceva sentire tra la classe laboriosa, non si prendessero provvedimenti opportuni. Trovarono ascolto facilmente tra la plebe, affamata e scontenta, infami calunnie fatte circolare dalla nobiltà nemica, che la casa del doge fosse trasformata in prigione ove si custodivano fra dure catene i cittadini meno cauti, ed avversi al presente ordine di cose. Finalmente Grimaldi, Spinola, D'Oria e Fieschi con tutta 1' altra nobiltà fuoruscita vedendo la materia ben preparata al di dentro, i patrizi ansiosi di rilevarsi e molti popolani prima nimieis-simi ora divenuti loro aderenti, e volenterosi a secondarli, fatta a Busalla la massa di lor genti a piedi ed a cavallo, si disponevano ad operare apertamente e a ricuperare colla forza delle armi il potere perduto.
Alla nuova di questi preparativi la costanza del Boccanegra fu scossa; e come quello che si vedeva circondato all'interno da amici languidi e mal sicuri, o da nemici tanto più da temersi quanto meno conosciuti, e all'esterno minacciato da avversarii forti e risoluti, credè, dismessa un'inutile re-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (203/637)
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