Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
492 STORIAnomi, nessuno dei quali essendo accetto alla moltitudine, fu in mezzo alle grida e al tumulto proclamato doge, e il giorno dopo confermalo dal consiglio e consacrato in S. Lorenzo, Giovanni di Morta, uomo di gravi e modesti costumi, di fama integra e amatore caldissimo della repubblica. Ringraziò il nuovo doge con acconcie parole il popolo e il parlamento; protestò di non volere alcuno onorario per la sua carica, salvo che gli fossero rifatte le spese che esigeva F esercizio e la dignità della medesima, concios-siachè, essendo povero, non bastasse il suo patrimonio privato a sostenerle.
Reslava ad effettuarsi il rimpatrio dei fuorusciti, i quali occupavano i sobborghi, e si ingrossavano ogni di più con i paesani delle valli, che si ricongiungevano al loro partito; ma tardando il doge ad effettuare questa misura, forse perchè la stimava pericolosa alla sua autorità, finché non ne avesse bene strette in mano le redini, ed essendo giunta in quel turno la notizia della cacciata dei nobili di Savona operata dai popolani di quella città, mossa da impeto proprio, la moltitudine prese le armi; combattè e vinse gli Spinola di Piazza delle Vigne e gli Squarciafichi, che fecero prova di contenderle il passo, assaltò i fuorusciti che, sotto gli ordini delle quattro famiglie Grimaldi, Spinola, Fieschi e Doria, con mille soldati e i vallesani si erano fortificati nei sobborghi, e dopo averli sloggiati di là non senza grande effusione di sangue da ambe le parti, procedendo col medesimo impeto , li cacciò e disperse dal monte S. Bernardo per cui aveano fatto prova di rannodarsi e far testa.
Si ritrassero gli espulsi, alcuni ai loro castelli, i più ad Oneglia, occupata da Antonio Doria, che, avendo sotto di sè una forte banda di partigiani, ingrossati sempre dai nuovi venuti, minacciava di là le terre della riviera, e principalmente Albenga. Il doge, quantunque per inclinazione naturale avverso alle lotte civili, conoscendo che dove le vie della conciliazione non bastavano, era pur mestieri ricorrere alla forza, d'accordo col nuovo consiglio composto tutto di popolani, poiché ai primi rumori quello misto si era disciolto, risolvè di soccorrere Albenga, e di spegnere P incendio che da Oneglia minacciava di porre in fiamme tutte le riviere. In conseguenza sette galere, portanti ciascuna cento balestrieri, avendo sbarcate le genti ad Albenga, riuscirono queste facilmente a respingere gli attacchi del Doria, e ad assicurare la città, ponendovi un forte presidio. Ad Oneglia furono mandate venti galere dalla parte di mare, ed un esercito levato a vi-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (208/637)
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