Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
200 STORIApiù scelte dell' armata greca, guidate dall' imperatore stesso alla testa della sua guardia a piedi e a cavallo. I coloni dal canto loro non risparmiarono spesa, fatica e sacrifizii di ogni sorta, onde scongiurare l'imminente pericolo: furono alzate trinciere interne, dove il muro era più debole; le navi mercantili, perchè non venissero in mano del nemico, incatenate ordinata-mante lungo il lido sotto la prolezione delle petriere delle mura; tutti i coloni atti all'armi, accesi di vivissimo zelo, si apparecchiavano a difendere con estremo sforzo quella sede che gli agi e la consuetudine aveano reso loro forse più cara dell' antica patria.
Fervevano questi scambievoli preparativi di una lotta sanguinosa, quando il giorno precedente a quello stabilito all' assalto, giunse al Pisani un messo del senato con F avviso della partenza della flotta genovese, indirizzata verso F Arcipelago, e Y ordine di lasciare ogni altra impresa e volgersi più presto che gli fosse possibile ad incontrare l'armata nemica. Ricevuta questa notizia, Nicolò Pisani, al quale, considerato il fervore dei coloni, l'importanza secondaria dell' impresa, il sacrifìcio di genti e il guasto delle navi che ne sarebbe risultato, non dispiaceva forse di torsene giù ed inviarsi, fresco e spedito, là, dove si stavano per discutere gli interessi supremi e più vitali della patria, non lasciandosi piegare alle istanze dei Greci, che impetravano almeno la dilazione d'un giorno, volte le poppe a Costantinopoli , usci dalla Propontide nell' Arcipelago.
Ad onta di questa contrarietà, ostinato l'imperatore nel voler tentare l'impresa, ordinò che, mentre le caracche e le navi, guidate dall'ammiraglio Tarcaniota, darebbero l'assalto dalla parte del mare, egli co' suoi farebbe, da quella di terra, la stessa prova. Ma amendue i tentativi riuscirono infelicemente, perchè i ponti, troppo corti, non avendo raggiunte le mura, nè essendosi sul momento potuto ritrovare ripiego sufficiente, le caracche, in cui era riposta la speranza principale della vittoria, riuscirono inutili, e i difensori di quella banda, essendo accorsi a sostenere quelli che combattevano dalla parte di terra, saltati arditamente tutti insieme fuori dei ripari, rovesciarono i carri carichi di legname, condotti per riempire i fossi; ricacciarono indietro gli assalitori, e appiccato il fuoco alle macchine d'assedio, obbligarono il Cantacuzeno a ritirarsi in Costantinopoli, con la vergogna della sconfitta.
Intanto la flotta genovese, in numero di sessanta galere, all' armamento delle quali, dismessi gli antichi rancori, ogni classe di cittadini avea con-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (216/637)
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