Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA 201
      triboito, seguitata da molte altre navi onerarie, era sotto gli ordini di Pagano Doria entrata nelP Arcipelago e navigava verso il Bosforo. Quando il Pisani, il quale era allora nelle acque di Scio, seppe la forza della squadra nemica, reputandola troppo numerosa per potervisi misurare, ne evitò l'incontro e fece vela per Caristo, piazza fortissima e quasi la chiave dell' Eu-bea, risoluto di difenderla, poiché P inferiorità delle sue forze gli impediva di tentare la fortuna sul mare. Gli tenne dietro celeremente il Doria, e non avendo potuto tagliargli la via, pose l'assedio alla città. Ma difesa questa con estremo valore dal Pisani, dopo due mesi di inutile assedio l'ammiraglio genovese abbandonò Caristo dirigendosi verso Salonicco, allora colonia della repubblica, ove lo chiamavano i voti degli abitanti e le preci di Anna imperatrice, la quale, riuscita a sottrarsi col figlio dalle mani del Canta-cuzeno, desiderava ora, mercè l'aiuto della flotta amica e di coloro che in Costantinopoli seguitavano le sue parti, ricuperare il trono perduto. Ma, come i consigli delle donne sono mutabili e di non lunga durata, poiché la flotta genovese fu giunta nelle acque di Salonicco, l'imperatrice non volle più rischiare in una impresa, ora reputata difficile, la sicurezza sua e quella del figlio: onde il Doria, visto che da quel lato vi erada fare poco frutto, s'avviò verso il Bosforo per aspettare che i Veneziani si risolvessero a combattere, e per profittare di qualche occasione che gli occorresse di punire i Greci della loro malafede.
      I Veneziani in questo tempo (1351) sentendosi di per sè troppo deboli per sostenere la lotta in cui si erano messi, oltre l'alleanza fatta coi Greci, aveano mandato Pietro Steno ambasciatore a Pietro IV successore d'Alfonso re d'Aragona, per tirare anch' esso nella lega. Non fu difficile persuadere al re di collegarsi coi Veneziani: timoroso sempre di perdere gli acquisti fatti dagli Aragonesi in Sardegna, abbracciò volentieri un partito che gli prometteva l'abbassamento della potenza genovese, sua formidabile rivale nell'isola, e promise di congiungere le sue navi a quelle dei Veneziani. Mentre il Pisani attendeva nel porto di Madera l'armata catalana e i rinforzi speditigli da Venezia, Pagano Doria, entrato nella Propontide e forzato da una tempesta che sopravvenne, a prender porto ad Eraclea, città dichiarata neutrale, per circostanze fortuite si trovò implicato in un affare che egli avrebbe voluto, ma non potè schivare. Essendo scesi alcuni marinari a terra per raccogliere legumi, sorpresi dai contadini ed inseguiti come derubatori, i. «
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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