Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
202 STORIAdue di essi che caddero in mano degli inseguitori, furono condotti in Eraclea, ed ivi senza* altra forma impiccati dalla moltitudine nimicissima del nope genovese.
Al risapersi del fatto fra le ciurme fu l'esasperazione grandissima, e si sperava che il capitano ne avrebbe presa una vendetta segnalata; ma quando si intese che questi inclinava piuttosto ad ottenere una riparazione pacifica, che a chiederla con 1* armi in mano, lo sdegno si tramutò in furore. Infiammavano maggiormente i marinari gli accesi discorsi di Martino del Moro capitano di nave, il quale, gridando e strepitando di continuo sopra l'ingiuria ricevuta, e il disonore che ne sarebbe venuto alla nazione genovese non vendicandola, accusava lo stesso Pagano come quello che avesse più riguardo a non offendere l'amicizia particolare che lo stringeva al Canta-cuzeno, che agli interessi e alla dignità della patria. L'ammiraglio genovese resistè, finché gli fu possibile, facendo prova di calmare gli animi col dimostrare P imprudenza e l'inopportunità di attaccare una città forte e popolosa, mentre, essendo imminente la ricongiunzione delle squadre dei confederati, l'armata avea bisogno di esser fresca ed apparecchiata ai futuri combattimenti marittimi; ma poiché vide la moltitudine inviperita nel suo proposito, temendo di perderne la fiducia, e conscio che al ritorno in patria in un governo popolare una accusa speciosa avrebbe avuto più forza dei servigi resi, consenti alle esigenze dei più. L'espugnazione della città non presentò tutte le difficoltà supposte dal Doria; perché essendo le mura di Eraclea vecchie e non mai riparate, e i cittadini per la lunga pace male atti a combattere, ai primi assalti i Genovesi vi entrarono dentro. Nel medesimo tempo giunse sotto le mura un corpo di truppe, mandate dal Can-tacuzeno, il quale, saputa l'entrata della fiotta nella Propontide, e temendo di alcun atto ostile a cagione della lega dianzi conchiusa coi Veneziani, si era affrettato a guarnire di truppe i luoghi più importanti. Pagano, non imbarazzato da questo contrattempo, introdotti tutti i suoi in città e sbarrate le porte, seguitò con essi a perseguitare per le strade i cittadini non resistenti. Scampò gran parte della plebe per una postierla inosservata, e si ridusse in salvo alla campagna dietro le truppe imperiali. La città fu abbandonata al saccheggio; un immenso bottino, e la più parte dei ricchi, che la paura e P amore della roba aveano ritenuti nelle case, furono tradotti a Pera, ove si doverono riscattare per danari.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (218/637)
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