Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 203
Un magnammo atto di Filoteo, vescovo di Eraclea, salvò dalla schiavitù coloro che erano di per sè impotenti a pagare; perchè dopo avere egli speso tutto il suo per redimerli, e nonostante non bastando, offri in cambio la sua persona, onde i Genovesi, commossi da tanta generosità, rimisero gli altri gratuitamente in libertà. Toccò poco dopo la medesima sorte di Eraclea a Sozopoli, città marittima ad ugual distanza fra la prima e Costantinopoli. Avendo ricusato i soccorsi mandati dall' imperatore, siccome quella che si stimava abile a difendersi da sè medesima, dove' rendersi a discrezione e ricomprare per danari la libertà e le sostanze dei suoi abitanti.
La felicità di questi successi e le dicerie continue di Martino del Moro aveano accesi in tal modo gli animi dei marinari, che già si proponevano la conquista di Costantinopoli ; ma giunti sotto alla città, e misurata con gli occhi la difficoltà dell'impresa, fu agevole al Doria il dissuaderli.
Intanto gli armamenti dei confederati erano pronti: Nicolò Pisani, che dopo la difesa di Calcide era ritornato a Venezia e ivi in premio del suo valore stato nominato ammiraglio generale, s'avviò con dodici navi in Sicilia, dove lo raggiunsero ben presto trenta comandate da Pancrazio Giustiniani, e l'ammiraglio aragonese Ponzio Santapace con altre trenta navi catalane. Forti adunque di settantadue galere, e risoluti di combattere il nemico ovunque lo trovassero, i confederati entrarono nel dicembre del 1351 nell' Arcipelago, ma sbattuti dai venti forti e procellosi, e costretti a riparare le avarie sofferte nei porti dell' Anatolia, ai primi di febbraio del 1352 passarono i Dardanelli coli'intenzione di ricongiungersi alle navi greche e quindi piombare superiori di forze sopra la flotta del Doria. Questi, avuta notizia, per mezzo di una saettia nemica intrapresa, dei progetti dei confederati, da Pera, ove aveva svernato, discese all'entratura del canale di Costantinopoli, con l'intenzione di contenderne F ingresso agli alleati, e di combatterli avanti che potessero effettuare la loro ricongiunzione coi Greci; tanto più che essendo il mare stretto, i nemici si sarebbero meno avvantaggiati della superiorità del numero. Non accaddero le cose secondo il proposito dell' ammiraglio genovese : poiché i collegati, profittando di un buon vento, traversarono folti e veloci lo stretto, e non arrestati nel loro corso dai ganci lanciati dai Genovesi, onde trattenerne le navi, giunsero dinanzi a Costantinopoli, ove si riunirono alla squadra greca comandata dal Tarca-mota, e dopo così largo promettere del Cantacuzeno composta di otto sole
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (219/637)
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