Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
204 STORIAgalere. Si mantenne Pagano Doria fermo nella sua posizione, dove le navi dei confederati tornate indietro col vento cambiato, inclinando il giorno alla sera, lo vennero ad investire. Ma essendo il mare agitatissimo, e vieppiù gonfiandosi per il vento che cresceva procelloso, non poterono da principio le due flotte venire ad una battaglia stretta, e cacciate amendue dalla fortuna, che imperversava, fuori dello stretto, si trovarono mescolate e combattenti senza ordine e alla spartita nelle acque più larghe della Propontide.
Fu sul principio la battaglia sfavorevole ai Genovesi: alcune delle lor navi tagliate fuori si erano ritirate nel Bosforo; tredici incalzate dalle nemiche investirono a terra; il Doria stesso, circondato da tre galere veneziane, correva pericolo di rimaner preso. Ma alcune navi genovesi accortesi dell'imbarazzo dell'ammiraglia, superata con estremo sforzo l'ira delle onde, giunsero opportunamente in di lei soccorso, e dopo una lotta ostinata riuscirono ad impadronirsi delle tre assalitici. Cambiò da questo momento la fortuna della giornata: il Doria, profittando di un momento di calma, rientrò con la flotta nuovamente nel Bosforo, e si ridusse in uno spazio di mare poco distante da Pera tutto seminato di scogli, dove nella notte, che era imminente, correva meno pericolo di esser circondato, ed i suoi avevano il vantaggio di conoscere perfettamente il luogo, se anche i confederati loro avessero tenuto dietro. Riusci la cosa secondo il pensiero del capitano genovese. I Veneziani, pratici anch'essi di quelle acque, si cacciarono innanzi ; i Catalani, che aveano combattuto quel giorno con estremo valore, si avanzarono anche essi animosamente, ma non furono seguitati dai Greci, i quali già fin dal principio del combattimento si erano ritirati a Costantinopoli. Ad onta della oscurità sopravvenuta, del vento e della procella che non sostavano, continuavano confederati e Genovesi in una lotta sparsa e feroce, ciascuno ignaro nè curante della fortuna degli altri, e dubbii tutti a cui la vittoria avrebbe sorriso col nuovo giorno. Verso la metà della notte, la stanchezza e l'impossibilità di riscontrarsi pel fitto buio e con un mare agitato dierono fine alla lotta. Nel restante della notte gli ammiragli dei confederati, ansiosi sull'esito della battaglia e tementi di avere avuta la peggio, tennero deste le ciurme e apparecchiate a salpare. Infatti al primo albeggiare, misurate le loro perdite e conosciutele molto più maggiori di quelle sofferte dagli inimici, si ritrassero come meglio poterono nel porto di Terapia, e di lì poco dopo a Costantinopoli.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (220/637)
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