Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 205
Rimasti i Genovesi in sembianza di vincitori, padroni del teatro della battaglia, miserabile spettacolo di sparsi frantumi e di cadaveri ondeggianti, non ebbero molto a rallegrarsi di un trionfo comprato a prezzo di tanto sangue e di danni gravissimi. Ebbero i collegati ventiquattro navi prese o colate a fondo, quattordici dei Veneziani e dieci aragonesi, quattromila uomini uccisi o affogati, e mille ottocento prigionieri. I Genovesi, quantunque riavessero parte delle navi incagliate, piansero nonostante la perdita di meglio cbe settecento uomini, fra i quali moltissimi dei principali della città, onde quando vi si ebbe notizia della battaglia, a cagione del lutto quasi universale, tacquero tutte le feste con cui erano solite celebrarsi le vittorie. Pagano Doria si ritrasse a Pera, attendendo se i nemici avessero voluto combattere di nuovo; ma Nicolò Pisani, giudicando quanto a lui scemo di forze e colle ciurme scoraggiate fosse difficile il conseguire quella vittoria che fresco e meglio apparecchiato gli era sfuggita, quantunque stimolato vivamente dal Cantacuzeno, ricusò di più oltre combattere, e dopo pochi giorni abbandonò Costantinopoli.
Morì in questa circostanza P ammiraglio aragonese Ponzio Santapace, non è ben noto se nella mischia, come alcuni scrissero, o se, come altri, jpel cordoglio di non aver potuto indurre il Veneziano a ritentare la fortuna delle armi. L'imperatore dopo la partenza dei confederati, vistosi esposto all'ira dei vincitori, i quali, desiderosi di punire la di lui malafede, già si apparecchiavano a dar l'assalto alla capitale, spaventato anche maggiormente dall'abbandono di Orcane suo genero, sultano dei Turchi, che, indispettito per motivi particolari contro di lui, si era stretto in alleanza coi suoi nemici, calò ad un accordo di cui gli articoli principali furono questi. Restasse ferma la lega fatta fra Orcane e la repubblica; cessasse quella fra P imperatore e i confederati ; fossero interdetti i porti dell' impero alle galee di questi ultimi, eccetto se alcuna ve ne approdasse per ambascerìa, come ai legni greci di toccare i porti veneziani e aragonesi, o di entrare nella palude Meotide senza la scorta delle navi della repubblica. Fossero mantenuti nella loro integrità gli antichi accordi, e le concessioni fatte dal Paleologo, come i recenti conchiusi con esso Cantacuzeno. Infine due punte di terra, che dominano l'entrata del canale di Costantinopoli e sono le chiavi del Mar Nero, rimanessero in mano del governo genovese.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (221/637)
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