Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA 209
      sua, ma per l'indole propria altera ed arrisicata, e per la memoria recente di Pagano Doria, il quale inferiore di forze avea riportato contro lo stesso nemico una splendida vittoria, non perdutosi d'animo, si apparecchiò a combattere.
      Secondo il costume di quei tempi, quando si voleva venire ad una battaglia mortale e decisiva, ciascuna flotta ordinò le sue navi, strette l'una all'altra con catene, in una fila compatta, in maniera che combaciate le fronti delle due annate, il risultato veniva a dipendere non da abili evoluzioni, ma dal valore manesco delle due parti. I Veneziani lasciarono sciolte ad ogni occorrenza otto navi, più le tre cocche catalane; ed otto ugualmente l'ammiraglio genovese, disposte, quattro all'estremità di ciascuna ala. Per qual- * che tempo non potendo le due flotte avvicinarsi a cagione della calma, si combattè da lontano colle balestre una battaglia larga, poi, mosso il vento e spintesi l'una contro l'altra, fu ingaggiata la zuffa dalle tre cocche catalane, che avanzandosi a piene vele sopra la linea degli avversarii, con l'impeto dello scontro mandarono a picco tre navi genovesi. Questa prima sfortuna non scoraggi le altre, che, atteso impavidamente l'urto di tutta la schiera nemica, seguitarono a combattere con estremo valore per lunga pezza, senza che la vittoria dimostrasse inclinare più ad una che all'altra parte. Ma finalmente una inconsiderata mossa di Antonio Grimaldi perdè tutto. Staccò egli undici navi dalla linea di battaglia, e aggiuntele alle altre otto collocate alle due estreme aie, facendo mostra di voler girare il fianco degli inimici, sì allargò in mare; poscia, o che ritenesse la giornata per perduta, o preso da subitaneo timore, senza altrimenti rivolgersi alla battaglia, drizzate le proft a tramontana, abbandonò i suoi, i quali, perduta la speranza di ogni soccorso, privi di capitano, stretti più ferocemente dal nemico, impediti dal fuggire per le catene che stringevano insieme le navi, non cercarono di fare più oltre resistenza.
      Perderono i Genovesi in questa battaglia quarantuna galera; poiché di tutta la flotta le sole fuggite col capitano si salvarono; gli uccisi, gli annegati e i fatti prigionieri, fra i quali moltissimi cittadini delle famiglie principali, ascesero a molte migliaia. Giammai Genova avea toccata una sconfitta così luttuosa ; e la nuova di essa produsse nella città, insieme con un immenso dolore, un abbattimento profondo. Antonio Grimaldi, cagione di cosi grande sventura, quantunque citato a dar conto della sua condotta,
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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