Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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navi del Pisani, senza che questi, il quale vedeva lutto riuscire a seconda del suo progetto, vi ponesse alcuno ostacolo. La parte della flotta genovese introdottasi, andò senza arrestarsi a trovare la squadra del Morosini e la prese tutta quasi senza resistenza, essendo questi rimasto stupefatto di una mossa cosi ardita e non apparecchiato a combattere. Niccolò Pisani, assalito allora di fronte dalla squadra del Doria e alle spalle da quella vittoriosa nel golfo, senza fare alcuna cosa degna del suo nome e dei trionfi passati, come uomo soverchiato da casi inaspettati, imitò Pesempio del Morosini. Di una armata cosi numerosa, nessuna nave si salvò; i prigioni, fra i qualiNiccolò Pisani e moltissimi gentiluomini veneziani, ascesero a cinquemila quattrocento. Quando il capitano genovese, ottenuta così grande vittoria, ritornò alla patria, traendosi dietro tanta moltitudine di navi prese insieme con gli stendardi nemici e i corpi dei martiri Eleutero e Martino tolti nel saccheggio di Parenzo, la grandezza del servigio reso fu superiore all'invidia, e P entusiasmo e il plauso con cui fu ricevuto da ogni ordine di cittadini, lo compensarono del dolore che la sua grande anima dovè risentire alle fredde accoglienze dopo la battaglia del Bosforo.
La repubblica riconoscente donò al vincitore una casa, posta sulla piazza di S. Matteo, poiché egli non l'aveva di suo. Fu Pagano di costumi semplicissimi e di scarse fortune tanto, che essendo morto povero, nè avendo lasciati danari abbastanza per i suoi funerali, quantunque quelli della sua casata si offrissero di farne la spesa, volle la repubblica incaricarsene essa stessa, ed onorate le sue ceneri di esequie solenni, le fe' riporre nella chiesa di S. Domenico in un monumento di marmo. Il successo della Sapienza fu celebrato a Genova con splendide feste e commemorato annualmente con la presentazione di un pallio d'oro alla chiesa di S. Matteo nel dì che fu ottenuto. A Venezia la nuova di un cosi grave disastro, produsse un dolore ed un abbattimento profondo tanto, da far credere che se Pagano vi fosse corso sopra subito dopo la vittoria, l'avrebbe condotta anche ad una umiliazione più grande; ma i Genovesi, ora come sempre, contenti di vincere, non misero a profitto neppur questa volta la vittoria; chè anzi se ne vantaggiarono gli Aragonesi, i quali sparsa la falsa notizia della rotta degli avversarli, ottennero dopo quattro mesi d'assedio la resa di Alghero e la sottomissione del Serra, a cui rilasciarono nonostante il principato di Arborea coi nuovi acquisti fatti nella Gallura.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (229/637)
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