Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 347
preda alla somma di ottocentomila fiorini d'oro; poi quando alla sfrenata cupidigia mancò la materia, la città stessa fu venduta al maggior offerente per cinquantamila doppie d'oro. Consumato un atto così indegno di un cittadino di una gloriosa repubblica, dubitando del modo con cui sarebbe giudicato dal governo patrio, Filippo mandò a Genova un legno veloce a dare avviso delPimpresa. I reggitori si per la cosa in se stessa, si per le sanguinose rappresaglie a cui poteva dar luogo, moltissimi cittadini genovesi risedendo per ragioni di commercio in tutte le città della Barberia, disap-provaronla apertamente, e decretarono il bando perpetuo contro Filippo e i suoi, quando non avessero restituita la preda e risarciti i danni fatti. Ma nei rapitori potè maggiormente l'amore del lucro che il timore delle leggi patrie; perchè abbandonarono le disertate rive senza nulla restituire; e sacrificando parte delle ricchezze accumulate, riuscirono facilmente a far mutare la sentenza di bando in un' altra che li condannava ad incrociare senza soldo per tre mesi sulle coste della Spagna contro gli Aragonesi.
Neil'istesso tempo un cittadino genovese, restituendo con ardire straordinario il trono di Costantinopoli al suo signore legittimo, illustrava con ben diverse azioni la patria. Cantacuzeno, il quale fino ad ora sotto il manto della tutela avea usurpale le ragioni all'impero del nipote Giovanni Paleologo, levandosi ora la maschera, voleva costringere il patriarca Callisto a consacrare a successore del trono Matteo suo figlio. Ricusando Callisto di adempiere a questo ufficio, fu costretto a fuggire nell'isola di Tenedo insieme col Paleologo per sottrarsi alle persecuzioni dell'usurpatore. Approdava poco dopo all'isola Francesco Gattilusio genovese, giovane d'indole fervida ed intraprendente, il quale, venuto in Oriente con due galere, cercava, come molti altri suoi compatriotli, migliorarvi le proprie condizioni. Costui, in breve tempo entrato nella confidenza di Giovanni Paleologo, lo confortava, col dimostrare P impresa facilissima e promettendogli di aiutarlo con ogni suo mezzo, a tentare la ricuperazione del soglio de' suoi padri.
Vinta la prima reluttanza del Paleologo, il Genovese con le due sole galere cariche in apparenza di bolli d'olio, e in fatti, d'armi e di soldati quanti più ne capivano, approdò avanti la porta di Eptascala sotto le mura di Costantinopoli, sul finire d'una notte tempestosa. Quivi situati gli armati rasente il muro sul margine del lido, fe' dagli altri marinari levare un vario rumore di gridi d'aiuto e di botti cozzantisi, come di gente che corre
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (231/637)
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