Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
216 STORIAfortuna, talché essendo state dischiuse le porte dalle guardie accorse per soccorrere i pericolanti, gli appostati, precipitatisi avanti con ranni in mano, e uccisi i resistenti, occuparono l'ingresso. Li seguitarono gli altri; ed entrati in città gridando il nome e spiegando le insegne di Giovanni Paleologo, ebbero in breve dalla loro parte grandissima moltitudine di popolo. 11 Cantacuzeno, sentendo approssimare il tumulto e stanco forse di un impero caduto cosi basso, senza armi, senza danari, senza cittadini, soggetto continuamente alle offese invendicate dei Turchi, dei Genovesi, dei Veneziani, e di qualunque nazione anche piccolissima, a cui piacesse a torto o a ragione di recargli ingiuria, uscì di palazzo senza alcuna opposizione, e passò dallo splendore della corte ai silenzi di un chiostro. Francesco Gatti-lusio ebbe per premio del servigio reso la sorella stessa dell'imperatore in moglie, con in dote l'isola di Metellino.
Intanto l'intemperanza del governo da un lato, dall'altro Pinequietezza prodotta dalle fazioni aprivano in Genova la via a nuove mutazioni. Passata la prima necessità che avea spinti i più timidi a riparare la repubblica da pericoli esagerati sotto la protezione dei Signori di Milano, doleva alla maggior parte la insolita soggezione, e l'orgoglio nazionale rialzato alla Sapienza, abboniva dal peso di un estraneo dominio. I nobili, a cui pareva che, cacciato il governatore de' Visconti, e il popolo avendo quasi rinunciato al governo con condiscendere alla dimissione dell' ultimo doge, lo Stato avesse a ricadere nelle loro mani, erano i più fervorosi in questi pensieri. Essendo preparata la materia dell'incendio, l'occasione non si fece aspettare.
Dopo la morte di Matteo Visconti ucciso o dalla dissolutezza o dal veleno fraterno, i tentativi fraudolenti fatti dai due fratelli rimasti, Bernabò e Galeazzo, per tórre lo Stato a Giovanni Visconti d'Oleggio, signore di Bologna, aveano destato in Lombardia una guerra pericolosissima per i primi, i quali si vedevano assaltati ad un tempo dagli Estensi, dai Gonzaga, dagli Scaligeri, da quei di Carrara, dall'Oleggio e dal Marchese di Monfenato, vicario di Carlo IV imperatore. Questi chiamato due anni avanti in Italia dai Veneziani per opporlo ai Visconti, corrotto dall'oro degli ultimi, dopo essersi incoronato a Roma, ed aver tolti danari a Firenze, e con essi la concordia a Siena, Pisa e Lucca, era ritornato in Germania con la maledizione degli spogliati e dei traditi, e P onta fattagli dai signori di Milano di contendergli l'ingresso in ciascuna delle loro città.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (232/637)
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