Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      A4mpw Baratte a Galeazza stretti da qmriii,guerra, aveaao per mezzodel governatore Pallavicino, falla richiedere la città di quattrocento balestrieri genovesi. 11 consiglio negò di accondiscendere alle esigenze del governatore, come contrarie apertamente alle convenzioni fatte quando la repubblica si sottomise ai Visconti, e Mallone Cattaneo e Lorenzo d'Angelo avendo protestato con maggior violenza di tutti, furono citati a comparire a Milano, onde render conto del loro procedere. Questa intimazione in una repub-blica ove i cittadini erano avvezzi a criticare apertamente e sindacare gli atti del governo, dimostrarono la intenzione dei Visconti di imporre alla città un regime assoluto, e i discorsi sdegnosi e concitati fatti in proj>osito dal Mallone alla nobiltà, e da Lorenzo alla plebe irritarono maggiormente gli animi. Crescendo adunque nei più il desiderio di scuotere il giogo dei Visconti, i nobili dal canto suo vi si andavano segretamente preparando. D'altra parte essendo tornato da qualche tempo da Pisa Simone Boccanegra e avendo ripresa l'antica influenza sulla plebe, la andava aizzando a diffidare della nobiltà, la quale sotto colore di voler restituire la indipendenza alla patria, intendeva a ristabilire F antica preponderanza nella repubblica.
      Questi disegni in parte veri, erano esagerati dal Boccanegra cupido di vendicarsi della nobiltà che l'avea rovesciato e di ritornare al potere. Però nel giorno stabilito, essendosi i nobili levati in arme, ebbero non solo a combattere contro i soldati del Pallavicino, ma eziandio contro la plebe. Simone vedendo riuscirgli la trama ordita con tanta arte, quando la zuffa fu appiccata, raccolti ducento dei suoi più fidi in S. Siro, corse con essi diffilato al Palazzo. 11 Governatore sul principio fece mostra di volergliene contender l'ingresso, ma commosso dalle minaccie di Simone e dai paurosi consigli di quelli che eran dentro con lui, aperse le porte al Boccanegra, che impadronitosi del palagio, suonò la campana del comune in segno di trionfo. Intanto i nobili che combattevano, udito il suono, e inleso l'andamento delle cose, si ritrassero ciascuno alle loro case, dolenti che l'impresa avesse avuta tutt' altra fine di quella che si eran prefissi. 11 Pallavicino, siccome quello che aveva usata la sua autorità moderatamente, fu lasciato andar salvo con la sua gente a Milano; e il giorno dopo (15 novembre 1356), Simone Roccanegra rifatto solennemente Doge, cacciati i nobili più potenti privò dell'armi quelli rimasti in città, affinchè il malvolere di nuocere fosse frenato dall'impotenza.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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