Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      248 STORIAAvendo poi, alcuni segretamente contrari a lui, insinuata la convenienza di por freno all'autorità del Doge, e questi non stimando cosa prudente sa quei principi d'opporsi, furon eletti nove cittadini col titolo di riformatori, i quali decretarono: avesse il Parlamento gli antichi poteri, i Dogi fosser a vita e popolari, nè potesser prendere alcuna importante deliberazione senza il consenso del Consiglio degli Anziani, composto di sei mercanti e di altrettanti artisti, tutti del popolo; — in caso di malattia — un Vice Doge supplisse al Doge; cinque sindacatori vigilassero all'osservanza delie leggi; rimanessero ferme le antiche istituzioni e magistrature, con la soprainten-denza del Potestà nelle cause civili e criminali; che in ine i nobili fossore esclusi dai consigli, dalle magistrature, e dal patronato delle navi tanto da guerra che mercantili.
      Conchiusi questi provvedimenti interni, gli ultimi dei quali più atti a dimostrare il rancore di un partito contro di un altro, che ad assicurare stabilmente il nuovo Governo, il Boccanegra si volse alle imprese esterne, le quali, e abbagliano facilmente le plebi, e fan quietare i malcontenti col distrarti.
      In breve tempo Savona, Ventimiglia e Monaco, perpetua sede dei fuorusciti,
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      furon sottomesse. Bartolomeo Boccanegra, fratello del Doge, unite le genti della Repùbblica con quelle del Marchese di Monferrato contro i Visconti, i quali volevano ricuperare con la forza dell'armi la perduta Signoria, ributtate in parecchi scontri le truppe di questi ultimi, si spinse talvolta con ardite scorrerie fino sotto le potfe di Milano. (4357) Giovanni Boccanegra, altro fratello del Doge, passava con la flotta in Corsica in qualità di Governatone generale. Quest' isola era allora divisa in tre forze politiche. Una, la più forte e che abbracciava quasi due terzi dell'i9ola, costituita a governo repubblicano, da Sambucuccio di Aliando, il quale, nel 4007, schiacciato il feudalismo, avea riunito in federazione le pievi emancipate nominandone il territorio Terra di Comune. La seconda si fondava nella preponderanza della Repubblica di Genova a cui, dopo la caduta di Pisa, si era data spontaneamente la Terra di Comune, conservando però il diritto di governarsi oon le proprie leggi. La terza era rappresentala dai signori feudali, rimasti in potenza nel mezzogiorno dell'isola, i quali eran soliti di invadere la Terra di Cornane e assalire i Governatori mandativi da Genova, ogni volta che la Repubblica era travagliata da intestine discordie o da guerre esterne. Per
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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