Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      e dell'Arcipelago. L'abilità eoa cui il Boccanegra avea elusi fin qui gli aperti sforzi e i segreti complotti de' suoi nemici, avendo non che affievolito, acceso sempre più l'odio mortale con cui lo perseguitavano, si volsero questi per spacciarsene alla via infame del veleno.
      Era giunto in Genova (1363) Pietro I. re di Cipro, il quale minaccialo continuamente dai Turchi d'Asia e d'Egitto, percorreva l'Occidente per eccitare i principi ad una nuova crociata. Come era solito farsi in simili circostanze, e per essere il prìncipe favorevole agli interessi della Repubblica, fu il di lui arrivo festeggiato grandemente dai cittadini e invitato ad uno splendido banchetto da Pietro Malocello in una villa che questi aveva a Starla. Sul finire del convito, il Doge, il quale era fra i commensali, fu oolto da mortale indisposizione, cagionata, come fu universale opinione di quel tempo, da veleno propinatogli o dal Malocello medesimo, che essendo nobile non gli era certamente amico, o da alcun altro fra i principali cittadini intervenuti. Fu portato semivivo a palazzo, sotto al quale si adunò, udito il caso, la moltitudine armata e chiedente minacciosa di vederlo.
      Allora gli avversari di Simone per placare la plebe con qualche dimostrazione, e per assicurarsi una elezione a modo loro, insieme col consiglio e col popolo, deputarono venti cittadini, che assicuratisi prima dei tre fratelli del Doge, Bartolomeo, Giovanni e Niccolò, perchè con quelli della propria parte non suscitassero qualche altro tumulto, elessero alla lor volta sessanta elettori, questi, quaranta, i quaranta, venti, i quali avendone finalmente nominati dieci, fu dagli ultimi creato a Doge, Gabbriele Adorno di parte popolare e ghibellina, uomo reputalo per bontà e prudenza singolare. In mezzo a questi romori, abbandonato da tutti, col corpo lacerato dal male e P anima abbeverata di dolore, moriva Simone Boccanegra, nè amico o parente ne accompagnava la salma all'inonorato sepolcro.
      L'elezione dell'Adorno, non cangiò in alcuna cosa le condizioni della Repubblica. Ebbe sei consiglieri popolari, e molti dei nobili ai quali dispiaceva di esser privi dei diritti e degli onori goduti dagli altri cittadini, per non rinunciarvi, si fecero ascrivere nella classe del popolo. I nobili però delle quattro famiglie non vollero condiscendere a questa umiliazione, e preferendo la condizione di fuorusciti al riavere la patria in cotal modo, collegatisi coi Visconti, si andavano preparando a tribolar di nuovo la Repubblica. Nel medesimo tempo conoscendo che 1' unico mezzo di trionfare
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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