Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      Mentre in Cipro seguivano queste cose, in Genova, mercè una imposta di quattrocento mila lire, che furon pagate senza lagnanza per l'ardore di vendicarsi, nello spazio di tre mesi, fu posta in ordine una flotta di trentasei galere, montate da quattordici mila combattenti, oltre molte navi grosse con macchine da lanciar pietre lino del peso di dodici a diciotto cantara. Pietro Fregoso creato capitano generale, dopo avere passata in rivista la flotta e ricevuta solennemente la bandiera del Comune con l'insegna di S. Giorgio, parti per la spedizione, ed in ottobre giunse a Cipro. Per venire celere-mente a capo dell'impresa, divise la flotta in due squadre; una dirigendola a Gennai, l'altra destinandola a bloccare il porto di Famagosta, capitale dell'isola. Le truppe da sbarco, corsero l'isola senza trovare ostacolo, cacciando innanzi le genti del re, che attendevano meglio a fuggire che a combattere. La squadra volta contro Famagosta, entrata sul principio nel porto, vi bruciava cinque navi cipriotte; e poco dopo la città essendo stata circondata dalle truppe sbarcate, il re e gli altri che erano con lui al governo, doverono rendersi a discrezione il 10 ottobre, nel giorno medesimo in cui l'anno precedente era seguita l'insurrezione contro i Genovesi.
      Sessanta fra baroni e dei principali dell'isola vennero in mano del vincitore — insieme con Giacomo di Lusignano; il principe di Antiochia, rifuggitosi nel castello di Chernie, mori poco dopo; tre cortigiani, i più ardenti consigliatori della strage, furono condannati a morte. (1374) Al re Pierino, poiché in lui la facile giovinezza diminuiva la colpa, fu lasciato il regno, a condizione che egli, e dopo di lui, i suoi successori, pagherebbero alla Repubblica un tributo annuo di quarantamila fiorini d'oro, più due milioni dodicimila quattrocento fiorini alla società o Maona che avea fatto l'armamento della flotta, nello spazio di dodici anni, e novantamila per le spese del ritorno. In pegno del mantenimento del trattato restasse Famagosta in mano dei vincitori fino alla estinzione del debito; Giacomo di Lusignano con la moglie, e i due figli del principe d'Antiochia fossero mandati in ostaggio a Genova. Sedici navi accompagnarono i prigionieri, ai quali la Repubblica fu larga degli onori e dei comodi dovuti alla sventura e al grado. Pietro Fregoso, trattenutosi presso che un anno in Cipro — per dar sesto agli affari dell'isola, ritornò poscia (1375) col resto della flotta a Genova, ove oltre gli onori resigli dai cittadini, per un impresa utilissima condotta a fine con tanta felicità, ebbe dal governo per gratitudine
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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