Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      234 STORIAeoo quindici galere. In agosto l'Ammiraglio genovese giunto a Zara attendeva a porre in punto le navi che aveva, con molte fabbricate nuovamente in quel porto, e quando i preparativi furono ultimati, discusso prima nel consiglio navale il progetto delle imprese da farsi, moveva alla volta di Venezia con oltre Ottanta fra galere e navi grosse, e di più cento quattordici fra legni da carico e barche acconcie a navigare i bassi fondi delle lagune. Impadronitosi di alcune grosse terre dell'Istria di passaggio, giungeva finalmente in vista della capitale.
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      I Veneziani quantunque inabili dopo la sconfitta di Pola a tenere il mare, avean procacciato con ogni sforzo la difesa della città e delle lagune. 11 lido, diga naturale perfezionata dall' arte, che stendentesi da greco a libeccio si incurva e chiude con la costa ad esso parallella della terra ferma il vasto bacino delle lagune in mezzo delle quali siede Venezia, era stato fortificato, e le sei principali aperture che spezzandolo formano i porti di Brondolo, di Chioggia, di Malamocco, di S. Niccolò, di S. Erasmo e dei tre Porti, sbarrate con chiatte munite di bombarde e con catene di ferro. A Taddeo Giustiniani era stato affidato il comando generale, al Cavalli abilissimo ingegnere, la soprintendenza alle opere di difesa; Giovanni Barbarigo con barchette velocissime armate di bombardelle, stava entro la laguna alla guardia dei Porti. Oltre questi provvedimenti di guerra, il Senato si era rivolto al Carrara e al re di Ungheria facendoli richiedere di pace, ma per le smodate esigenze dei due principi si era tolto giù da questo pensiero.
      Nel primo suo giungere avanti al lido, Pietro Doria sbarcò le genti e si impadroni del monastero di S. Niccolò. Tentò ancora il porto di questo nome, ma i castelli e le barricate che lo difendevano, unitamente alle bombardelle delle barche del Barbarigo, lo tennero indietro. Considerando allora il Capitano genovese la difficoltà di avere la città per forza, e che anche conquistando alcuno dei porti che danno nelle lagune, rimaneva l'ostacolo di condurre le navi grosse per canali stretti sbarrati ad ogni passo, risolvè di fare l'impresa di Chioggia, città a mezzogiorno di Venezia, situata in fondo alla laguna ove il Bacchigliene e la Brenta hanno foce. Sperava cosi che con la perdita di quel fortissimo baluardo venendo a mancare totalmente le vettovaglie, già impedite per terra dalle armi dei principi di Padova, di Aquileia e d'Ungheria, la capitale si sarebbe resa a discrezione. Comunicato questo disegno ai Carrara, il quale aveva preso di corto il castello
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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