Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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di Romano, fu determinato che anche esso concorrerebbe con le sue forze all'assalto di Ghioggia.
La città è accessibile per tre lati, a greco dal porto di Chioggia propriamente detto, a libeccio da quello di Brondolo, a tramontana dalle lagune. Essendosi proposto il Doria di penetrarvi per il porto di Chioggia distante appena un miglio dalla città, discesero le genti del Carrarese a seconda del Bacchiglione in lievi barchette nelle lagune, e presero a ridosso le fortificazioni del porto e il castello che ne difende P ingresso, mentre i Genovesi con le galere combattendole di fronte, dopo una lotta rigorosa le sforzarono. Accoratisi allora i collegati, si avanzarono contro Chioggia divisa in piccola e in grande da un canale che la taglia in due parti disuguali, e riunita per mezzo di un ponte in cui il presidio che sommava a tremila uomini e i cittadini armati, avevan posta la speranza principale dalla difesa. Durò il combattimento fino a notte avanzala; la metà del ponte con la piccola Chioggia vennero in mano degli assalitori, Chioggia grande con l'altra metà del ponte, aventi rinforzi da Malamocco resisterono con valore disperato. Attese il Doria cinque giorni senza combattere, finché non gli fossero giunti per la solita via del Bacchiglione e delle lagune altri sette mila uomini fatti venire dal Signor di Carrara, poi rinnovò l'attacco da tre bande.
Era la lotta micidialissima presso il ponte difeso con una ostinazione degna di miglior fortuna, quando una barca carica di materie infiammate condottavi sotto da un ardito marinaro genovese vi appiccò l'incendio e costrinse i difensori a sgombrarlo. Ad onta di questo disgraziato accidente, fecero testa i Veneziani ancora per qualche tempo alla porta Mariana dove il ponte mette capo, poi sopraffatti dal numero i pochi che non erano restati uccisi cercarono la salvezza nella fuga. Morirono da una parte e dall'altra in questa feroce battaglia più di sei mila uomini, i fatti prigionieri sommarono a tremila ottocento; un sacco di tre giorni fini di distruggere quel che era avanzato al ferro; sulla piazza principale, sulla porta, sulla torre di Chioggia, invece del rovesciato stendardo di S. Marco, sventolarono le vittoriose bandiere di Genova, di Padova e d'Ungheria.
1 fuggitivi con la nuova di questa grande sventura seminarono in Venezia il terrore e la desolazione ; le donne e i fanciulli cercarono rifugio nelle chiese, come se il nemico fosse già signore di Venezia, il popolo irrompeva nel palazzo ducale chiedendo con la minaccia della disperazione la
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (251/637)
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