Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 257
dopo avere invitato invano Antoniotto a raggiungerli, eleggevano Federico di Pagano. Ma alla nuova del fatto, l'Adorno infuriato, minacciando di volere invadere la stanza, ove era il Montaldo co' suoi, l'eletto credè prudenziale di salvar la vita colla fuga: gli altri si accolsero in S. Siro con sessanta nomini armati e quasi tutti i primari cittadini. Questi nominarono quaranta eiettori, i quali si trovarono unanimi in proclamar doge F uomo che con tanta perseveranza si era grado a grado saputo avvicinare allo scopo propostosi, Leonardo Montaldo.
L'Adorno, ora come in seguito, longanime nell'attendere, ardito nell'affer-rare le occasioni, ma debole e irresoluto nel conservare il potere acquistato con tanti sudori ed anche a prezzo di sangue cittadino e della servitù straniera, alle prime intimazioni del suo emulo, non facendo conto delle premure con cui i più della sua parte lo stimolavano a resistere, si attenne ai consigli dei più prudenti, e rinunziata l'autorità usci di palazzo. La stima universale di cui il Montaldo godeva e la moderazione di cui fece uso allora e in tutto il corso del suo governo, posero fine a tutte le agitazioni. Trattò all'amichevole l'Adorno, tolse il bando a Niccolò Guarco e ai fratelli di lui, le gabelle e le tasse furono modificate.
Negli ultimi tempi dell'amministrazione del Guarco, avendo questi risolato di compensare Giacomo di Lusignano della prigionia, che soffriva da dieci anni nella gran torre di Genova, col regno di Cipro, rimasto vacante per la morte recente del re Pierino, il nuovo Doge si affrettò, il giorno stesso della sua elezione, a visitare il prigione. Il trattato incominciato, in cui il Lusignano avea consentito a cedere ai Genovesi la città di Famagosta, oltre il pagamento di un tributo annuo, fu conchiuso, e, dopo le feste che ebbero luogo per solennizzare questo avvenimento, Niccolò Maruffo con dieci galere scortava il re all' isola. In questa circostanza gli annali fan menzione per la prima volta degli alberghi della città i quali nelle feste che ebbero luogo per la consacrazione, andarono a complimentare il nuovo re.
Si formava ogni albergo dalla associazione di diverse famiglie, legate o no in parentela, discendenti da cittadini consolari. L'aggregato di queste famiglie prendeva un casato comune, aveva delle costituzioni proprie e luoghi ove radunarsi per trattare gli interessi della associazione.
11 Montaldo allorché fu eletto, per non urtare l'ambizione de'suoi emuli, e come quello che avea dimostrato di accettare il dogato, più per conciliare
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (273/637)
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