Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      d'oro. L' allettamento prodotto nel popolo dal guadagno ritratto in questa corsa, concorrendo nelle intenzioni del doge, questi spediva tosto ambasciatori a Carlo VI re di Francia, invitandolo a cooperare con i suoi cavalierialla spedizione che meditava contro i nemici della cristianitą in Affrica. *
      L'ardore cavalleresco non ancora spento, la gioventł e il desiderio di liberarsi dalla incomoda tutela degli zģi e specialmente di Lodovico duca di Borbone, persuasero facilmente il re. La nuova crociata fu bandita ; fatta una tregua con l'Inghilterra, molti cavalieri delle due nazioni rivali, fra i quali si distinguevano l'inglese conte di Derby, i signori francesi della Tre-mouille di Harcourt, di Coucy, il Delfino di Auvergne, il Duca d'Orleans fratello del re, con molti altri gentiluomini, seguitati secondo il costume ciascuno dai propri vassalli, arrivarono a Genova guidati dal duca di Borbone. (4389) Di lą sopra quaranta galere e venti navi che gli attendevano, sotto gli ordini di Giovanni Centurioni, giunsero sulla costa di Affrica e posero il campo sotto le mura di Tunisi.
      Ad onta del desiderio di combattere di cui i crociati, e specialmente i cavalieri francesi erano animati, sembrava che i nemici si fossero proposti di non voler porgerne loro alcuna occasione. Chiusi nella cittą ed entro un campo fortificato, ne usciva talora una masnada di cavalieri arabi, che, precipitandosi come un fulmine sopra qualche drappello di grave cavalleria cristiana, la attaccava subitamente, e con la medesima celeritą si ritirava. Gli assalti dati alle mura, essendo queste benissimo fortificate, riuscivano sempre pił dannosi che profittevoli. Di pił, oltre il clima caldo e noiosissimo, a gente cresciuta sotto i languidi soli di Francia e d'Inghilterra, gią il difetto di vettovaglie (non venendone dal mare, e i cavalli Arabi impedendo T andare alla busca per il paese), si cominciava a far sentire nel campo. Un agguato del quale rimanevano vittima meglio che ottanta cavalieri cristiani, avendo intanto assottigliate e scarseggiate le file dei crociati, consenti finalmente il duca di Borbone ad accordarsi col re di Tunisi. Fu convenuto che i sudditi del re dovessero d' ora innanzi astenersi dal corseggiare nel Mediterraneo, e specialmente lungo le riviere di Liguria e di Provenza. Fosser resi tutli i cristiani fatti schiavi o prigionieri, pagasser i Saraceni diecimila fiorini d'oro. Concluso questo trattato, Francesi ed Inglesi ritornarono al loro paese contenti della gloria acquistata, quei della flotta alla patria poco soddisfatti del profitto ricavato dalla spedizione.
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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