Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 263
La signoria del Fregoso fu di poca durata : dopo alcuni giorni Antoniotto, che avvezzo a comandare, non poteva ora mai farne più senza ritornato con seicento fanti in città, ripigliava il suo posto nel palagio e riteneva in quel dì medesimo alla propria tavola d'amore e d'accordo Iacopo, a cui non parve vero di ritornare alla vita tranquilla di prima. Questa moderazione non fu di lunga durata. Due cittadini accusati di cospirazione ebber mozza la testa: ad un nobile, autore di uno scritto contro il doge, avvenne lo stesso: Pier Fregoso era rilegato in Novi; i due fratelli Viale, 1' uno dottore in legge, l'altro vescovo di Savona, furono ammoniti e confinati nella casa di un particolare, e perchè il dottore uscì un giorno di città per andare alla villa del suo ospite, ove fu visitato da molti amici, l'Adorno irritato, lo fe' rinchiudere nella rocca di Lerici, ove il prigione mori in capo a pochi giorni.
11 vescovo desolato per la morte del fratello, e cupido di vendicarlo, si rifugiò nelle terre dei Fieschi, e avuti da questi stimoli ed armi, ritornò in città con seicento soldati, ai quali si congiunsero ben tosto con i loro Lodovico Guarco e Battista Boccanegra. Ma Antoniotto non perdutosi di animo, assaltò vigorosamente gli avversari sul piano di Castelletto, e rottili, ebbe in mano il vescovo che fu incarcerato nel castello di Noli, il Guarco rimasto anche esso prigione fu bandito, Boccanegra fuggi a Rodi. Di poi Raffaello Adorno, fratello del Doge, mandato con settecento uomini d'arme contro i nobili che aveano dato mano a questi moti, tolse agli Spinola Busalla, il Borgo de' Fornari e Ronco. I Fieschi persero Savignone, difesero Torriglia, lor terre, e non scoraggiti per il cattivo esito del tentativo dei Viale, suscitarono contro Antoniotto i Montaldi, capo del partito Guelfo, fra i quali si distingueva Antoniotto figlio del doge Lionardo, giovane di ventitre anni prode e d'indole generoso.
Mentre adunque Antonio Montaldo attendeva a porre in ordine le genti somministrategli dai Fieschi, i due suoi zii radunavano una notte in S. Siro i loro partigiani, e la mattina occupavano le porte di S. Andrea. Ma non arrivando le genti dei Fieschi, ai cospiratori cadde l'animo, tanto più che l'Adorno si apparecchiava a'combatterli. Chiesero adunque perdono e salvacondotto, e già l'avevano impetrato quando sopravenne Antonio col soccorso aspettato. L'Adorno, che stava scrivendo il salvacondotto, impaurito, e stimando di non poter far testa a questo nuovo assalto, usci di città ac-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (281/637)
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