Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 265
Il disordine non conosceva ornai più freno : i cittadini non tenendosi più sicori, nascondevano la roba nei luoghi sacri: a porre il colmo alla confusione, Antoniotto Adorno entrava in città con cinquemila soldati a cui si aggiungevano duemila de' suoi partigiani. Ma indugiando ad impadronirsi del palagio e degli altri luoghi forti, il Montaldo che temeva in Antoniotto il suo più forte antagonista al potere, con soli cinquecento uomini, assali e ruppe i settemila del suo avversario, facendone prigioni la maggior parte. Dopo ciò presentatosi come privato al palazzo, dal voto degli anziani e dal plauso del popolo, era acclamato doge per la seconda volta. Non era appena installato sul seggio ducale che avea da combattere un moto di Antonio Re ed un altro di Battista Boccanegra. Nelle valli le parti guelfa e ghibellina essendo risorte con tutta la ferocia degli antichi tempi al grido di viva la Chiesa, e di viva VAquila, i paesani riaccendevano zuffe anche più sanguinose di quelle di città. Queste fazioni non che fossero estranee agli interessi ambiziosi che allora recitavano le prime parti, vi si collegavano strettamente perciocché i Montaldo fossero riguardati caporioni di parte guelfa e gli Adorni della ghibellina.
I nobili poi, e specialmente il ricco e potente cardinal Fieschi, mentre facevan mostra di tenersi lungi dalle facende e dalle brighe, contribuivano grandemente a tener vive le discordie. Anzi nell'anno precedente cercando una via più diretta per riavere il potere, erano entrati in segrete trattative col re di Francia di cui le principali condizioni erano: Carlo VI aiutasse i nobili ad occupare il governo con un soccorso di mille uomini d' arme e cinquecento balestrieri, il re avrà l'alta signoria della repubblica con giuramento di fedeltà e quattromila fiorini annui di regalia, i nobili l'amministrazione dello Stato, l'elezione di un governatore, che sarà però approvato dal re. Vi sarà lega offensiva e difensiva tra Francia e Genova. Il re potrà armar vascelli nei porti e arruolar balestrieri sul territorio della repubblica, e legalizzerà gli atti pubblici con la sua approvazione. Mancando l'impresa e venendo perciò i nobili a soffrire nei loro averi, il re li compenserà col sequestrare a vantaggio di essi i beni che i popolari genovesi hanno in Francia. Le discordie più gravi che seguitarono, e la speranza che ebber perciò i nobili di far da sè, senza essere obbligati a dividere il potere col re, pare che abbia impedita 1' effettuazione di questo progetto, cbe tra poco vedremo riposto in campo e concluso da un'altra ambizione.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (283/637)
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