Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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dal governo, vedevano più di tutti con piacere l'abolizione del Dogato, e speravano che dove un re comandava, anche essi avrebbero comandato. Il Cardinale Luigi Fieschi che per la sua potenza e ricchezza era considerato come il capo di questi ultimi, accolse perciò come amicissimo nella sua villa di Quinto, Antoniotto andato a concertarsi con lui sopra il modo di effettuare la risoluzione presa.
Furon mandati adunque Damiano Cattaneo dottor di legge, e Pietro di Persio popolare ambasciatori al re per offrirgli la signoria della Città. Questi ne riferì al suo consiglio che fu diviso di parere intorno alla accettazione. I favorevoli dimostravano che Y acquisto di Genova oltre ad essere in Italia un primo passo che poteva in seguito aprir la via ad altri, era utilissima come potenza marittima alla guerra contro l'Inghilterra. Gli avversi facevano considerare, Y incertezza di una dominazione lontana e in una città in cui la consuetudine di mutare governi si era trasformata quasi in bisogno. Inclinando il re per 1' accettazione, 1' opinione dei primi prevalse. Francesco di Chassenaye ed Arnulfo Boucher tesoriere del re venuti a Genova stipularono con la Repubblica questo accordo. Il re è costituito alto signore della Repubblica, salvo le ragioni dell' impero, se pur ve ne ha (e abbiam potuto vedere per tutto il corso di questa storia che non ve ne aveva se non di nome). La bandiera dello Stato porterà da una parte 1' arme di Francia dall' altra quella dell'Imperatore. Amministrerà pel re un Governatore francese, con ottomila lire di stipendio, guardia propria ed un consiglio di dodici anziani metà nobili o Guelfi, e la metà popolari o Ghibellini, ai quali rimarrebbero pieni poteri in assenza del primo. Il re non potrà fare nuove imposizioni, nè obbligare i nuovi sudditi a seguitare piuttosto un Papa che un altro dei due che allora dividevano la chiesa. Se il re vorrà servirsi di genti o navi genovesi, le pagherà del proprio, ricupererà entro lo spazio di quattro mesi le terre ribellate alla Repubblica particolarmente Savona, terrà guardie in dieci castelli nè potrà cedere ad altri la signoria affidatagli.
Concluso questo trattato, Antoniotto rinunciò al Dogato e consegnò la Bacchetta ducale e le chiavi della Città ai deputati del re. L'articolo del trattato che determinava che il governatore del re fosse francese, gli avea tolta la speranza di rimanere a capo dello Stato; nonostante per dargli un compenso, i deputati lo nominarono Governatore ad interim, finché quello
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (287/637)
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