Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      276 s t o i» i aquasi al solo possesso della capitale, si vedevano minacciati della perdita anche di quest' ultimo nido. Venezia e Genova, le quali erano interessate a soccorrerli, l'una, disperando ornai di poter salvare l'impero, attendeva a compensare i danni che ne avrebbe patito coi nuovi acquisti in terraferma, in Italia, e con gli stabilimenti della Grecia meridionale, delle isole Jonie e di Candia. La seconda quantunque si trattasse de' suoi più vitali interessi, distrutta dalle contese civili non avea posto gran fatto mente alle cose di Oriente; ben è vero che i di lei ambasciatori aveano stretti o rinnovati alcuni anni innanzi trattati vantaggiosi coi tartari della Tana, col principe dei Bulgari, con A murai, e con lo stesso imperatore Greco, ma i trattati per farli rispettare bisogna mostrar di poterli sostenere con la forza, ed era lungo tempo che una flotta genovese non si era fatta vedere nelle acque dell' Arcipelago e del Bosforo. Di Francia era venuta una banda di cavalieri sotto gli ordini del duca di Nevers, e avea divisa con Sigismondo d'Ungheria la sconfìtta di Necopoli ove molti dei cavalieri fra quali lo stesso Giovanni Lemaingre maresciallo di Boucicault rimasero prigionieri di Baiazet. Riscattato dalla prigionia il Bucicaldo avea liberata con straordinario valore dall' assedio dei turchi Costantinopoli, e quindi ritornato in occidente avea persuaso Emanuello a seguitarlo per chiedere personalmente aiuti in Inghilterra e in Francia. Ora questo medesimo imperatore Manuello reduce dalla sua vana peregrinazione d' oltremonti, veniva a Genova a fare appello alla amicizia del Bucicaldo e alla alleanza della Repubblica.
      Fu ricevuto con onori straordinari, accompagnato sotto un baldacchino di stoffa d' oro, sorretto dai principali della città, durante il suo soggiorno fu celebrata in suo onore una festa solenne che diò alle donne della città occasione di fare grande sfoggio di vesti e di bellezza; inoltre quel che importava più di tutto, ebbe in sussidio tremila fiorini d' oro, con la promessa di soccorsi più rilevanti quando un altra questione insorta di recente in Cipro fosse stata composta.
      In questa isola al re Jacopo era successo nel regno, Giano suo figlio così nominato, perchè venuto alla luce in Genova a tempo della prigionia del Lusignano. Il giovine re come quello che soffriva di mal animo che degli stranieri occupassero il retaggio dei suoi padri concepì il progetto di cacciare i genovesi da Famagosta. Per venire alla esecuzione dei suoi disegni, tentò dapprima di avere la città per mezzo di uomini a lui congiurati, ma
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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